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ad ogni sterpo, che passando tocca, esser si crede all’empia fera in bocca.

L’«impasto leone», l’«uscito di tenebre serpente», l’«orsa assalita nella petrosa tana», il «vase a bocca stretta e a lungo collo, onde l’acqua esce a goccia a goccia», e simili spettacoli, non nuovi e non originali, come presso Dante, ma di apparenze e movenze vivacissime, sono gagliarde diversioni e distrazioni, che riconducono la vita al di fuori anche nel maggiore strazio della passione. Veggasi nel canto quarantacinquesimo il lamento di Bradamante, che è una vera canzone elegiaca, sparsa di amabili paragoni. Quell’occhio vagante, che cerca se stesso nella natura, ha giá rasciutte le lacrime. Onde nasce quel tono generale del sentimento, piú vicino all’elegiaco e all’ idillico che all’eroico e al tragico : ciò che è conforme non pure alla natura impressionabile e tenera del poeta, ma alla stessa tendenza dell’arte, dal Petrarca in qua. Anche la natura rimane tutta al di fuori e non ti cerca l’anima, com’ è il giardino di Alcina e il Paradiso terrestre. Ci è l’immagine, non ci è il sentimento :

Zaffir, rubini, oro, topazi e perle e diamanti e crisoliti e iacinti potriano i fiori assimigliar che per le liete piagge v’avea l’aura dipinti...

Cantan fra i rami gli augelletti vaghi azzurri e bianchi e verdi e rossi e gialli, murmuranti ruscelli e cheti laghi di limpidezza vincono i cristalli.

Qual è il suono che manda questa natura? quali impressioni? quali ispirazioni? Astolfo fra tanta bellezza guarda e passa, e non gli si move il core che di maraviglia alla vista di un muro che è tutto di una gemma.

piú che carbonchio lucida e vermiglia.

Oh stupenda opra! oh dedalo architetto!

Non hai dunque il sentimento della natura, come non hai il sentimento della patria, della famiglia, dell’umanitá, e neppure