Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1962 – BEIC 1808914.djvu/333

Angelica lascia per sempre quegli ameni soggiorni con quest’arietta :

Io dico all’antro: —Addio! — ma quello al pianto mio sento che, mormorando:

— Addio! — risponde.

Sospiro, e i miei sospiri ne’ replicati giri Zeffiro rende a me da quelle fronde.

La canzonetta di Licori, penetrata di una malinconia dolce e molle, è giá canto e musica, una pura esalazione melodica, una espressione sentimentale rigirata in se stessa, come un ritornello :

Ombre amene, amiche piante, il mio bene, il caro amante chi mi dice ove ne andò?

Zeffiretto lusinghiero, a lui vola messaggiero: di’ che torni, e che mi renda quella pace che non ho.

Concetti e immagini oramai comunissime, senza piu. alcun valore letterario, e rimaste interessanti solo come combinazioni melodiche. L’effetto non è nelle idee, ma in quel canto di due amanti a una certa lontananza e nascosti tra le fronde; perché, mentre Licori cerca Tirsi, Tirsi cerca Licori con la stessa melodia :

La mia bella pastorella,

chi mi dice ove ne andò?

È notabile che in questa cheta atmosfera idillica penetra una cert’aria di buffo, un certo movimento vivace e allegro, come è la dichiarazione amorosa di Licori a Orlando, ascoltatore non visto Tirsi.