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erano cosi feroci nella persecuzione e cosi assoluti nella proibizione, che rendessero possibili le disperate resistenze sino al martirio. Ci era una mezza libertá, e perciò una mezza opposizione. Ci era il liberalismo del medio ceto, rivolto contro i baroni e i chierici, favorito dal sovrano, e perciò in certi limiti cortigiano, ipocrita e, come si dice oggi, in guanti gialli. Un saggio delle idee di quel tempo e di questo modo di opposizione ce lo dá il seguente brano di uno scrittore napolitano di quella etá:

La giusta idea che fossero i chierici ministri del regno del cielo gli aveva esentati da tutt’i pesi del regno della terra; e la cura destinata loro delle anime e del culto divino gli ha oltre misura arricchiti di beni e privilegi in questo mondo. Non è giá nostra intenzione di diminuire in nulla la vantaggiosa opinione del clero presso il popolo : quei ministri della religione li rispettiamo nel fondo del cuore. La religione è una delle prime leggi fondamentali dello Stato; e il senso di tali leggi non deve mai fare l’oggetto della discussione del semplice cittadino. Al consiglio del sovrano appartiene il decidere delle loro inutilitá e vantaggi; siccome la sua suprema potestá ne crea o depone i ministri, ne fissa o sospende l’esercizio, i riti, le funzioni, ne spiega o vela le dottrine, o le vendica, altera ed abroga, conformemente a’ lumi che su di ciò la divinitá, di cui è il rappresentante, gl’ ispira. Dico la «divinitá», perché altrimenti che significherebbe quel «Dei gratta rex»? Ascoltare e ubbidire, ecco in questo caso il dovere del suddito. Ma la religione, e soprattutto la vera religione, ordina agli uomini di amarsi, vuole che ciaschedun popolo abbia le migliori leggi politiche, le migliori leggi civili. Ella impone a’ suoi ministri l’osservanza di queste leggi. Essi devono dare l’esempio: la loro condotta è la base della puritá delle coscienze de’ popoli. Ma, parlando a cuore aperto, hanno eglino da piú secoli mai dato, o dánno tuttora un tale esempio? Le loro immunitá personali, l’esenzione de’ loro beni da’ tributi, le giurisdizioni usurpate, gl’ immensi acquisti sorpresi, la maniera rigogliosa con la quale hanno sempre sostenuto tali giurisdizioni ed acquisti, le dottrine bizzarre da loro insegnate a tal fine, e tanti altri loro pretesi previlegi, dritti e riguardi non sono nel fondo tante manifeste infrazioni delle leggi politiche e civili? Essi sono troppo ragionevoli onde volere