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chiara intuizione del suo secolo e della societá in mezzo a cui viveva, ne’ suoi umori, nelle sue tendenze e ne’ suoi interessi; e si può comprendere come sia venuta fuori una prosa cosi seria e cosi positiva. L’attenzione, vòlta al di dentro e non curante della superfície, ti forma un’ossatura solida, una viva logica, maravigliosa per precisione e rilievo, ma scabra e ruvida. Manca a questa prosa quell’ultima finitezza, che viene dalla grazia, dalla eleganza, dalle qualitá musicali. È il difetto della sua qualitá, piú spiccato in lui, non toscano e con l’orecchio educato piú alla gravitá latina che alla sveltezza del dialetto natio.

Machiavelli, Bruno, Campanella, Galileo, Sarpi non erano esseri solitari. Erano il risultato de’ tempi nuovi, gli astri maggiori, intorno a cui si movevano schiere di uomini liberi, animati dallo stesso spirito. Cosa volevano? Cercare l’essere dietro iJ parere, come dicea Machiavelli; cercare lo spirito attraverso alle forme, come dicea la Riforma; cercare il reale e il positivo, e non ne’ libri, ma nello studio diretto delle cose, come dicea Galileo; o, come diceano Bruno e Campanella, cercare l’uno attraverso il molteplice, cercare il divino nella natura. Sono formole diverse di uno stesso concetto. Riformati e filosofi nelle loro tendenze s’incontravano su di un terreno comune. Camminavano con disugual passo: molti erano innanzi troppo, altri restavano a mezza via; ma per tutti la via era quella. Volevano squarciar le forme addensate dalla superstizione e dalla fantasia e fatte venerabili, e guardare le cose svelate nella loro sostanza o realtá; guardarle col proprio sguardo, col lume naturale. La lotta contro Aristotele e gli scolastici, contro le forme e le dottrine ecclesiastiche, contro le «intrusioni umane» nella Chiesa, contro i simboli, le fantasie, i dogmi, il soprannaturale, era il lato negativo di questo movimento. Lato positivo era il reale, come metodo e come contenuto : l’uomo e la natura studiati direttamente dall’ intelletto, prendendo per base l’esperienza e l’osservazione. Paolo Sarpi trasportava la lotta dalle generalitá filosofiche in mezzo agl’ interessi, dove potea aver favorevoli i principi e i popoli : perciò fu piú temuto ed ebbe piú influenza.