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storia nelle sue mani non è solo un istrumento politico : è un sacro ufficio, che egli non sa prostituire alle passioni contemporanee, e al quale si prepara con ogni maniera di studi e d’investigazioni. E qui è l’interesse di questo libro. Ha voluto scrivere una storia imparziale con sinceritá e gravitá di storico, e riesce parzialissimo, perché l’uomo, con le sue passioni, con le sue simpatie e antipatie, co’ suoi fini politici, con le sue opinioni, traspare da ogni parte e si fa valere. La parzialitá non è volontaria e non è nella materialitá de’ fatti, ma è nello spirito nuovo che vi penetra, non solo nella sua generalitá dottrinale, ma nelle sue piú concrete determinazioni politiche ed etiche. Non ci è autoritá che tenga : Sarpi studia tutto, sente tutti; ma decide lui. L’autoritá legittima è nella sua ragione. Il suo ideale è la Chiesa primitiva ed evangelica, sgombra di ogni temporalitá e non di altro sollecita che d’interessi spirituali. Condanna soprattutto la gerarchia, «nata di ambizione papale e d’ignoranza de’principi». Né per questo fra Paolo si crede men cattolico del papa, anzi è lui che vuole una vera restaurazione cattolica, riconducendo la religione nella prisca sinceritá e bontá, e rendendo possibile quella conciliazione fra tutte le confessioni, che dovea essere procurata, e fu impedita, dal concilio. Perciò chiama il concilio l’«Iliade del secolo», per i mali effetti che ne uscirono, e la sua opera giudica non una riforma ma una «difformazione». Qual era la riforma da lui desiderata, traspare da’ concetti che attribuisce a quel buon papa di Adriano sesto, «uomo germano, e pertanto sincero, che non trattava con arti e per fini occulti», il quale confessava il male esser nato dagli abusi e dalle usurpazioni della monarchia romana, e prometteva piena riforma, «quando anche avesse dovuto ridursi senza alcun dominio temporale, e anco alla vita apostolica».

Grande è in questo libro l’armonia tra il contenuto e la forma. Il concetto fondamentale del contenuto è questo: che, come la veritá è nella sostanza delle cose, non nei loro accidenti e apparenze, cosi la religione ha la sua essenza nella bontá delle opere, e non nella osservanza delle forme o nelle