Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1962 – BEIC 1808914.djvu/260

a rischio di perdervisi. Ciò che ispira a Bruno, o all’anonimo autore, questo sublime sonetto :

Poi che spiegate ho l’ali al bel desio, quanto piú sott’ il piè l’aria mi scorgo, piú le veloci penne all’aria porgo, e spregio il mondo e verso il ciel m’invio.

Né del figliuol di Dedalo il fin rio fa che giú pieghi, anzi via piú risorgo: eh’ i’ cadrò morto a terra, ben m’accorgo; ma qual vita pareggia al morir mio?

La voce del mio cor per l’aria sento:

— Ove mi porti, temerario? China, ché raro è senza duol tropp’ardimento.

— Non temer — rispond’ io — l’alta ruina : fendi sicur le nubi, e muor’ contento, se il ciel si illustre morte ne destina.

Anche Campanella è poeta, e si sente la stessa vocazione. Si chiama «luce tra l’universale ignoranza», «fabbro di un mondo nuovo», «Prometeo che rapisce il fuoco sacro a Giove»:

Con vanni in terra oppressi al ciel men’ volo, in mesta carne d’animo giocondo; e’ se talor m’abbassa il grave pondo, l’ale pur m’alzan sopra il duro suolo.

Campanella avea vivo il sentimento di un mondo nuovo che si andava formando, e ci vedea in fondo, ultimo termine, una rediviva etá dell’oro, l’attuazione del divino sulla terra, il regno di Dio, invocato nel «paternostro», quel mondo della pace e della giustizia, appresso al quale sospirava Dante e molti nobili intelletti. Bruno rimane nelle generalitá metafisiche. Campanella abbraccia l’universo nelle sue piú varie apparizioni, e ti delinea tutto quel mondo ideale, di cui spera l’effettuazione.

Nel suo sistema trovi complicati e combinati senza intima fusione tutti gl’ indirizzi percorsi dalla moderna filosofia. Il punto di partenza è la coscienza di sé: «io, che penso, sono», divenuto la base del sistema cartesiano. Questa è la sola cognizione