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da’ gesuiti, guidato da Speron Speroni, ritiratosi nella nativa Savona pieno il capo di testi greci e latini e d’arti poetiche, verseggiò istancabilmente, sino alla tarda etá di ottantasei anni, fra le ammirazioni de’ principi e de’ letterati. In tre volumi di liriche non ti è facile incontrare un pensiero o ima immagine che ti arresti, e, avendo a mano argomenti nobilissimi o affettuosissimi, niente è che ti mova o t’innalzi. Non ci è quasi avvenimento di qualche importanza che non sia da lui celebrato, come le vittorie su’ pirati delle galee toscane, la battaglia di Lepanto, le fazioni de’ veneziani in Grecia. Lodi di principi abbondano, ma non mancano lodi di grandi capitani, e soprattutto di santi, come di Pietro, Paolo, Cecilia, Maria Maddalena, Stefano, Agata, e simili, a cominciare dalla Vergine. Vi s’inframmettono satire di eretici come Lutero, Calvino e Beza, che sono vere invettive personali. Naturalmente non mancano anche gli amori : temi astratti, ne’ quali spuntano giá le Filli, le Amarilli e le Cloe, che piú tardi invasero l’Arcadia. Che piú? Quando manca l’argomento vivo e presente, si esercita, come i collegiali, sopra generalitá astratte, come il verno, le stelle, Muzio Scevola, il ratto di Proserpina, il diluvio, Golia, Giuditta e simili. Canzoni e canzonette, ditirambi ed epitaffi, sonetti e poemi, trovi qui ogni varietá di forme, come ogni varietá di contenuto. Ora fa l’eroe, ora fa il cascante, e suona con la stessa facilitá la tromba, la cetra, la lira e la sampogna, ora scimieggiando Pindaro, ora Anacreonte. Le feste principesche gli forniscono materia di favole boscherecce e di drammi musicali. Ma tutto è a uno stampo, e tratta di argomenti commoventissimi e presenti con la stessa indifferenza che scrive di Proserpina o di Chirone. In luogo di chiudersi nel suo argomento e cercarne le latebre, divaga in fatti mitologici o in generalitá rettoriche, e riesce vuoto e freddo. Dee far le lodi di san Francesco? Ed eccoti una tirata sulla fame dell’oro. Gli manca ogni talento pittorico, ogni movimento di affetto 0 d’immaginazione, e non ha alcuna esaltazione o entusiasmo lirico. C’ è piú poesia nelle Vite del Cavalca, che in queste sue insipide Maddalene, Lucie, Cecilie, Stefani e Sebastiani. Dante in pochi