Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/74

68 storia della letteratura italiana


temporale, nei gentiluomini, negli avventurieri combatte gli ultimi vestigi del medio evo.

La «patria» del Machiavelli è naturalmente il comune libero, libero per sua virtú e non per grazia del papa e dell’imperatore, governo di tutti nell’interesse di tutti.

Ma, osservatore sagace, non gli può sfuggire il fenomeno storico de’ grandi Stati che si erano formati in Europa, e come il comune era destinato anch’esso a sparire con tutte le altre istituzioni del medio evo. Il suo comune gli par cosa troppo piccola e non possibile a durare dirimpetto a quelle potenti agglomerazioni delle stirpi, che si chiamavano «Stati» o «nazioni». Giá Lorenzo, mosso dallo stesso pensiero, avea tentato una grande lega italica, che assicurasse l’«equilibrio» tra’ vari Stati e la mutua difesa, e che pure non riuscí ad impedire l’invasione di Carlo ottavo. Niccolò propone addirittura la costituzione di un grande Stato italiano, che sia baluardo d’Italia contro lo straniero. Il concetto di patria gli si allarga. Patria non è solo il piccolo comune, ma è tutta la nazione. L’Italia nell’utopia dantesca è il «giardino dell’impero»; nell’utopia del Machiavelli è la «patria», nazione autonoma e indipendente.

La «patria» del Machiavelli è una divinitá, superiore anche alla moralitá e alla legge. A quel modo che il Dio degli ascetici assorbiva in sé l’individuo, e in nome di Dio gl’inquisitori bruciavano gli eretici; per la patria tutto era lecito, e le azioni, che nella vita privata sono delitti, diventavano magnanime nella vita pubblica. «Ragion di Stato» e «salute pubblica» erano le formole volgari, nelle quali si esprimeva questo dritto della patria, superiore ad ogni dritto. La divinitá era scesa di cielo in terra e si chiamava la «patria», ed era non meno terribile. La sua volontá e il suo interesse era «suprema lex». Era sempre l’individuo assorbito nell’essere collettivo. E quando questo essere collettivo era assorbito a sua volta nella volontá di un solo o di pochi, avevi la servitú. Libertá era la partecipazione piú o meno larga de’ cittadini alla cosa pubblica. I dritti dell’uomo non entravano ancora nel codice della libertá. L’uomo non era un essere autonomo e di fine a se stesso: era l’istrumento