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tutti i poeti italiani, ed ebbe anche occasione di comunicare al pubblico qualcosa dei suoi studi sull’argomento negli articoli da rivista, che poi raccolse nei primi Saggi critici; ma, sebbene l’inconsapevole maturazione del disegno continuasse certamente in lui, non si ha notizia alcuna che vagheggiasse, allora, in modo determinato, il pensiero di scrivere un libro organico sulla letteratura italiana. Né mai parve cosí lungi da siffatta impresa come nei primi anni del ritorno in patria, dal i860 al i865, allorché non solo i suoi amici, ma esso medesimo considerava la sua attivitá letteraria come un passato; tanto il sentimento patriottico e politico, fortissimo in lui, lo rinserrava nella sua cerchia, dalla quale gli sembrava che non sarebbe piú venuto fuori. Furono gli amici e gli scolari che, con le loro premure e perfino col sostituire l’opera propria alla sua come di raccoglitori e di editori, lo indussero a lasciar pubblicare, nel i866, lo smilzo volumetto dei primi Saggi critici; la cui prefazione, scritta non dall’autore, ma dal Montefredini, suona quasi come un elogio funebre. «Invitato dall’editore — diceva il Montefredini — ad accompagnarli d’alcuna mia parola or che ne vengono alla luce, non ho potuto farlo senza sconforto, pensando che questo è l’unico e forse l’ultimo frutto d’un ingegno, che altrove avrebbe guidato gli studi ad alta mèta e qui interrompe nel bel meglio la sua carriera. Questi scritti, composti tutti a’ di passati, mi risuonano dolorosamente nell’anima come l’eco di un gran mondo passato»1.

Se non che, come sovente accade, quando codesti lamenti diventavano piú forti, allora appunto il De Sanctis veniva ricondotto agli studi, per cagioni che possono sembrare «esterne» solo a chi ignori che le ragioni interne prendono volentieri l’aspetto di cagioni esterne e colgono a volo le «occasioni». Nel i865, la sua elezione a socio della reale Accademia di scienze morali e politiche di Napoli indusse il De Sanctis a comporre, quasi per dovere accademico, e a leggere in quell’istituto, una memoria di argomento letterario; e questa fu per l’appunto (vedi combinazione!) una critica a fondo della Storia della letteratura italiana del Cantú, allora pubblicata. Circa quel tempo altresi, i bisogni economici lo



  1. Saggi critici di Francesco de Sanctis, Napoli, Stabilimento dei classici italiani, i866. La prefazione ha la data del febbraio. Nell’esemplare che io posseggo di questa, edizione, ormai rarissima, è la seguente postilla manoscritta: «De Sanctis uno dei tanti eletti ingegni, che furono uccisi dalla politica», ecc.