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412 storia della letteratura italiana


Il romanticismo veniva dunque in Italia troppo tardi, come fu poi dell’eghelismo. Parve a noi un progresso ciò che in Germania la coltura aveva giá oltrepassato e assorbito. La riforma letteraria in Italia, tanto strombazzata, non cominciava, ma continuava. Essa era cominciata nel secolo scorso. Era appunto la nuova letteratura, inaugurata da Goldoni e Parini, al tempo stesso che in Germania si gittavano le fondamenta della coltura tedesca. La differenza era questa : che la Germania reagiva contro l’imitazione francese e acquistava coscienza della sua autonomia intellettuale; dove l’Italia, associandosi alla coltura europea, reagiva contro la sua solitudine e la sua stagnazione intellettuale. L’Italia entrava nel grembo della coltura europea, e vi prendea il suo posto, cacciando via da sé una parte di sé, il seicentismo, l’Arcadia e l’accademia: la Germania al contrario iniziava la sua riforma intellettuale, rimovendo da sé la coltura francese e riannodandosi alle sue tradizioni. L’influenza francese non fu che una breve deviazione nel movimento di continuitá della vita tedesca: un movimento fortificato nella lotta d’indipendenza, e che portò quel popolo nel secolo decimonono ad una chiara coscienza della sua autonomia nazionale e della sua superioritá intellettuale. Perciò la riforma tedesca procedette armonica e pacata con passaggi chiari, con progresso rapido, con intima consonanza in tutt’i rami dello scibile, non ricevendo ma dando l’impulso alla coltura europea. Esclusiva ed esagerata nel principio sotto nome di «romanticismo», la sua coltura in breve tempo abbracciò tutti gli orizzonti e conciliò tutti gli elementi della storia in una vasta unitá, della quale rimane monumento colossale la Divina commedia della coltura moderna, il Faust. Ivi tutte le religioni e tutte le colture, tutti gli elementi e tutte le forme si dánno la mano e si riconoscono partecipi del redivivo Pane, sottoposte alle stesse leggi, spirito o natura, espressioni di una sola idea, giá inconsapevoli e nemiche, ora unificate dall’occhio ironico della coscienza. Indi quella suprema indifferenza verso le forme, che fu detto lo «scetticismo» di Goethe, ed era la serenitá olimpica di una intelligenza superiore, la tolleranza di tutte le differenze, riconciliate e armonizzate nel mondo superiore della