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xx - la nuova letteratura 359


La nuova letteratura fa la sua prima apparizione nella commedia del Goldoni, annunziandosi come una ristaurazione del vero e del naturale nell’arte. Se la vecchia letteratura cercava ottenere i suoi effetti scostandosi possibilmente dal reale e correndo appresso allo straordinario o al maraviglioso nel contenuto e nella forma, la nuova cerca nel reale la sua base e studia dal vero la natura e l’uomo. La maniera, il convenzionale, il rettorico, l’accademico, l’arcadico, il meccanismo mitologico, il meccanismo classico, l’imitazione, la reminiscenza, la citazione, tutto ciò che costituiva la forma letteraria è sbandito da questo mondo poetico, il cui centro è l’uomo, studiato come un fenomeno psicologico, ridotto alle sue proporzioni naturali e calato in tutte le particolaritá della vita reale. Vero è che la realtá è appena lambita e le sue profonditá rimangono occulte. Ma la via era quella, e in capo alla via trovi Goldoni.

A Carlo Gozzi parea che quel vero e quel naturale fosse la tomba della poesia; e, quando il successo del Goldoni gl’impose rispetto, parlando pure con riguardo dell’avversario, non potè risolversi ad accettare per buona la sua riforma. Il romanzesco, il gigantesco, l’arlecchinesco, o, in altri termini, il mirabile e il fantastico, gli parevano elementi essenziali della poesia: quel ritrarre dal reale gli pareva una volgaritá. D’altra parte, non vedea senza rincrescimento assalita da ogni parte la commedia a soggetto, che gli sembrava una gloria italiana. Dicevano che l’era oramai un vecchio repertorio, che l’era ridotta a mero meccanismo, che l’era una scuola d’immoralitá, di scurrilitá, roba da trivio, «goffe bufifonate, fracidumi indecenti in un secolo illuminato». C’era esagerazione nelle accuse, ma un fondamento di veritá c’era. La commedia improvvisa, dell’arte o a soggetto, era isterilita, come tutt’i generi della vecchia letteratura, e tutti quei lazzi, che tanto divertivano, erano con poca varietá un vecchiume trasmesso da ima generazione all’altra : si viveva sul passato, i nuovi attori riproducevano gli antichi; la parte improvvisata era cosi poco nuova e improvvisa come la parte scritta. Piaceva piú che la commedia letteraria, perché ci era sempre maggior comunione col pubblico; ma oramai quel