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xix - la nuova scienza 317


erano i filosofi. Seguire la pubblica opinione, fare alcune riforme secondo i dettami de’ filosofi era un mezzo di governo, un modo di acquistarsi fama e popolaritá a buon mercato, come era nel secolo decimosesto il proteggere letterati e artisti. Il gran delitto del secolo, il violento attentato alla nazionalitá polacca rimase seppellito sotto quel nembo di fiori, che i filosofi sparsero sulla memoria di Elisabetta e Caterina seconda, di Maria Teresa e Giuseppe secondo e di Federico secondo, i cortigiani e i corteggiati di Voltaire, di D’Alembert, di Raynal e degli enciclopedisti. Né voglio giá dire che fossero riformatori solo per calcolo, ché sarebbe calunniare la natura umana. Riforme benefiche e non pericolose alla loro autoritá, anzi buone a rafforzarla, le facevano volentieri, cospirando insieme l’utile proprio e l’interesse pubblico: il calcolo si accompagnava col desiderio del bene, col piacere delle lodi e con l’intima persuasione. imbevuti com’erano delle stesse idee. Il simile avveniva in Italia. I principi gareggiarono nelle riforme: Carlo terzo e Ferdinando quarto, Maria Teresa e Giuseppe secondo, Leopoldo, Carlo Emmanuele, e fino papa Ganganelli, che alla pubblica opinione offerse in olocausto i gesuiti. I filosofi, domandando in nome della libertá e della uguaglianza l’abolizione di tutt’i privilegi feudali, ecclesiastici, comunali, provinciali, e di ogni distinzione di classi o di ordini sociali, avevano seco i principi, che lottavano appunto da gran tempo per conseguire questo scopo, fondando il loro potere assoluto sulla soppressione di ogni libertá o privilegio locale. Fin qui filosofia e monarchia assoluta andavano di conserva. Lo stesso accordo era per le riforme economiche, amministrative e giuridiche, come semplicizzare le imposte, unificare le leggi, svincolare la proprietá, promovere l’industria e il commercio e l’agricoltura, assicurare contro l’arbitrio la vita e le sostanze de’ cittadini. I principi ci stavano, e, qual piú qual meno, erano innanzi in quella via. Pensavano che, fiaccato il clero e la nobiltá, sciolte le maestranze, rimosse tutte le resistenze locali, sarebbe rimasta nelle loro mani la signoria assoluta, assicurata da’ due nuovi ordigni che succedevano a quella compagine disfatta del medio evo: la