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314 storia della letteratura italiana


Pittura viva di quel tempo, nelle sue idee e nel suo linguaggio. Si sente a mille miglia il laico, il borghese e l’avvocato. Il sovrano è per lui l’infallibile. Dovere del suddito è «ascoltare e ubbidire». Rispetta la religione, ha il maggiore ossequio verso i suoi ministri, li accarezza anche; e, fra tante dolcezze, che botte da orbo! Il suo dispetto è che quelli sieno cosi ricchi; e lui, cioè loro, fra tante strettezze. Se anche loro avessero un feudo, passi. Ci si vede l’effetto della coltura. Il confronto fra tante chiese e conventi, e tanta negligenza di scienze, arti, industrie e commerci, è eloquente. Si sente il progresso dello spirito con un carattere ancora volgare. L’animo è ancora servile: lo spirito si è emancipato. Tali erano i giureconsulti, da’ quali usciva il movimento liberale, in quella forma un po’ grottesca, tra l’insolenza verso il prete e la servilitá verso il sovrano. Pure, teneri com’erano delle leggi, doveano essere portati naturalmente, per necessitá della loro professione, a combattere l’arbitrio non solo ne’ chierici, ma anche ne’ laici, e a promovere una monarchia non piú assoluta, ma legale, se non liberale. Questa tendenza è giá manifesta in Giannone. Adora le leggi romane, ma adora innanzi tutto la legge, ed è inesorabile verso l’arbitrio:


Fin da’primi tempi — egli dice — della repubblica niente altro bramavasi dalla licenziosa gioventú romana, salvo che non esser governati dalle leggi, ma che dovesse al re ogni cosa rimettersi ed al suo arbitrio, né ciò per altra ragione se non per quella che... vien rapportata da Livio: «Regem hominem esse, a quo impetres, ubi ius, ubi iniuria opus sit... Leges rem surdam, inexorabilem esse...». Sentimenti pur troppo licenziosi e dannevoli... Meglio sará che nella repubblica abbondino le leggi... che rimetter tutto all’arbitrio de’ magistrati.


Cosi la quistione ecclesiastica si allargava e diveniva quistione legale, combatteva l’arbitrio sotto ogni forma. Le usurpazioni de’ nobili e de’ chierici erano contrastate come illegittime, contrarie alle leggi politiche e civili. E del pari erano biasimati gli atti arbitrari nelle autoritá secolari, e anche nel monarca. In questo pendio si andava molto innanzi. Arbitrio