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xix - la nuova scienza 313


di Cibele o di Bacco, e molto meno ai preti di Hume e di Rousseau: noi ci lusinghiamo di ragionare co’ ministri della vera religione, e fra questi soprattutto con quei d’ Italia, li quali si son quasi sempre distinti per l’affabilitá e dolcezza del loro carattere, non meno che per l’aborrimento pel bigottismo e l’intolleranza. Non vi ha una contea, baronia o altro simile feudo, non vi ha una rendita stabile e fissa, un’abitazione comoda e decorosa destinata a compensare i sudori di un ministro di Stato, di un presidente, di un consigliere o di un generale; dove tanti guardiani, priori, vescovi ed abati possedono sotto questo titolo de’ pingui feudi e rendite fisse, intatte da’ pesi de’ sovrani ed intangibili, e le loro abitazioni fanno scorno a quelle de’ principi. I frati, comeché giurino solennemente di osservare una maggior povertá del clero secolare, sono andati piú oltre nell’accumulare, e han tolto a’ poveri secolari i mezzi da potere sussistere. In coscienza potrebbono essi occupare nell’universitá le cattedre, nella corte le cariche, nelle parrocchie i pulpiti, e fino nelle case l’intendenza degli affari domestici? Potrebbono senz’arrossire far da speziale, da mercante e da banchiere? In quanto al loro numero, è divenuto cosi eccessivo, che, se i principi non vi mettono presto rimedio, il loro vortice inghiottirá l’intiero Stato. Onde viene che il minimo villaggio d’Italia debba esser retto da cinquanta o sessanta preti, senza contare gl’iniziati di alto rango? Le cittá vi pullulano di campanili e i conventi fanno ombra al sole. Vi ha in qualcheduna di esse venticinque conventi di frati o suore di san Domenico, sette collegi di gesuiti, altrettante case di teatini, una ventina o trentina di monasteri di frati francescani, forse cinquanta altri di diversi ordini religiosi di ambi i sessi, e piú di quattro o cinquecento altre chiese e cappelle di minor conto; ma non vi sono all’incontro che trentasei smilze parrocchie, verun osservatorio astronomico, veruna accademia di pittura, di scoltura, di architettura, di chirurgia, di agricoltura e di altre arti e scienze, veruna buona fabbrica di panni o di tele, veruna buona manifattura di seta o di cotone, veruna biblioteca appartenente al pubblico, verun orto botanico o gabinetto di curiositá naturali o teatro anatomico, veruna cura per rendere i porti netti, le strade comode ed agiate, gli alberghi propri e le cittá illuminate, il commercio piú vivo. Pensano i chierici di dover sempre sentire i comodi della societá senza mai sentirne alcun peso? che la bilancia penderá sempre a lor favore? che non vi sará mai da sperar l’equilibrio?