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xix - la nuova scienza 303


negli scrittori piú solenni, come Buffon e Montesquieu: conversazione di uomini colti in sale eleganti. Per dirla con Vico, la «sapienza riposta» diveniva «sapienza volgare», e, scendendo nella vita, prendeva le passioni e gli abiti della vita: ora amabile e spiritosa, come in Fontenelle; ora limpida, scorrevole, facile, come in Condillac e in Elvezio: ora rettorica e sentimentale, come in Diderot. Il «dritto naturale» di Grozio generava il Contratto sociale, la societá era dannata in nome della natura, e l’erudita dissertazione di Grozio ruggiva nella forma ardente e appassionata di Rousseau. Lo scetticismo un po’ impacciato di Bayle, velato fra tante cautele oratorie, si apriva alla schietta e gioiosa malizia di Voltaire. L’erudizione e la dimostrazione gittavano le loro armi pesanti e divenivano un amabile senso comune. La scienza diveniva letteratura, e la letteratura a sua volta non era piú serena contemplazione: era un’arma puntata contro il passato. Tragedie, commedie, romanzi, storie, dialoghi, tutto era pensiero militante, che dalle alte cime della speculazione scendeva in piazza tra gli uomini, e si propagava a tutte le classi e si applicava a tutte le quistioni. Le sue forme, filosofia, arte, critica, filologia, erano macchine di gueirra, e la macchina piú formidabile fu l’Enciclopedia. Condorcet proclamava il progresso. Diderot proclamava l’ideale. Elvezio proclamava la natura. Rousseau proclamava i dritti dell’uomo. Voltaire proclamava il regno del senso comune. Emmeric de Vattel proclamava il dritto di resistenza. Smith glorificava il lavoro libero. Blackstone rivelava la Carta inglese. Franklin annunziava la nuova «carta» all’Europa. La societá sembrava un caos, dove la filosofia dovea portare l’ordine e la luce. Una nuova coscienza si formava negli uomini, una nuova fede. Riformare secondo la scienza istituzioni, governi, leggi e costumi, era l’ideale di tutti, era la missione della filosofia. I filosofi acquistarono quella importanza che ebbero al secolo decimosesto i letterati. Maggiore era la fede in questo avvenire filosofico, e piú viva era la passione contro il presente. Tutto era male, e il male era stato tutto opera maliziosa di preti e di re, nell’ignoranza de’ popoli. «Superstizione», «pregiudizio», «oppressione» erano le parole