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giunta la poesia. Pure la sensualitá era ancora quello che rimaneva di vivo in questi poeti seicentisti, esalata in tenerezze, languori, voluttá, galanterie e dolcitudini.

Un ideale frivolo e convenzionale, nessun senso della vita reale, un macchinismo vuoto, un repertorio logoro, in nessuna relazione con la societá, un assoluto ozio interno, un’esaltazione lirica a freddo, un naturalismo grossolano sotto velo di sagrestia, il luogo comune sotto ostentazione di originalitá, la frivolezza sotto forme pompose e solenni, l’inerzia collegata con l’assurdo e il paradosso, la vista delle cose superficiale e leggiera, la superficie isolata dal fondo e alterata con relazioni artificiali, la parola isolata dall’ idea e divenuta vacua sonoritá : questi sono i caratteri comuni a tutt’ i poeti della decadenza, messa la differenza degl’ ingegni.

Questi caratteri sono piú o meno comuni a tutte le forme dello scrivere: tragedie, commedie, poemi, idilli, canzoni, discorsi, prefazioni, descrizioni, narrazioni, orazioni, panegirici, quaresimali, epistole, verso e prosa.

Il Marino della prosa fu Daniello Bartoli, fabbro artificiosissimo e insuperabile di periodi e di frasi, di uno stile insieme prezioso e fiorito. È stato in ogni angolo quasi della terra, ha fatto miglia di descrizioni e narrazioni: non si vede mai che la vista di tante cose nuove gli abbia rinfrescate le impressioni. Retore e moralista astratto, pieno il capo di mitologia e di sacra Scrittura, copiosissimo di parole e di frasi in tutto lo scibile, colorista brinante, credè di poter dir tutto, perché tutto sapeva ben dire. La natura e l’uomo non è per lui altro che stimolo e occasione a cavargli fuori tutta la sua erudizione e frasario. Altro scopo piú serio non ha. Estraneo al movimento della coltura europea e a tutte le lotte del pensiero, stagnato in un classicismo e in un cattolicismo di seconda mano venutogli dalla scuola e non frugato dalla sua intelligenza, il suo cervello rimane ozioso non meno che il suo cuore, e la sua attenzione è tutta intorno alla parte tecnica e meccanica dell’espressione. Tratta la lingua italiana come greco o latino, come lingua morta, giá fissata, e da lui pienamente posseduta. Sferza i pedanti col