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xvii - torquato tasso | 147 |
e gli si perdonava perché era «romanzo» e non poema. Il problema era di «trovare l’eroico», come diceva lo Speroni. Ciascun vede quanto Pietro Aretino entrasse innanzi, per ingegno critico, a tutti costoro.
Conforme a quei criteri era la pratica. Comenti al Boccaccio e al Petrarca infiniti. Molte traduzioni di classici, tra le quali il Livio del Nardi, la Rettorica e l’Eneide del Caro, le Metamorfosi dell’Anguillara, il Tacito del Davanzati. Grammatiche e rettoriche tutte ad uno stampo, dal Bembo al Buommattei, detto «messer Ripieno», anzi sino al matiche e rettoriche tutte ad uno stampo, dal Bembo al Corticelli. Imitazioni, anzi contraffazioni classiche in uno stile artificiato, che tirava a sé anche i piú robusti ingegni, anche il Guicciardini. E le accademie, che moltiplicavano sotto i nomi piú strani, dove, finiti i baccanali, regnavano vuote cicalate e dispute grammaticali. Come contrapposto, non mancavano gli eccentrici, che cercavano fama per via opposta, come il Lando, che chiamava «imbecille» il Boccaccio e «animalaccio» Aristotele e solleticava l’attenzione pubblica co’ suoi Paradossi.
Nella prima metá del secolo la libertá, anzi la licenza dello scrivere gittava in mezzo a quell’aspetto uniforme e pedantesco della letteratura la vivezza, la grazia, la mordacitá, la lubricitá, la personalitá dello scrittore. Dirimpetto al classico ci era l’avventuriere.
Ultimo di questi avventurieri fu Benvenuto Cellini, morto nel i57i. Natura ricchissima, geniale e incolta, compendia in sé l’italiano di quel tempo, non modificato dalla coltura. Ci è in lui del Michelangiolo e dell’Aretino insieme fusi, o piuttosto egli è l’elemento greggio, primitivo, popolano, da cui usciva ugualmente l’Aretino e Michelangiolo.
Artista geniale e coscienzioso, l’arte è il suo dio, la sua moralitá, la sua legge, il suo dritto. L’artista, secondo lui, è superiore alla legge, e «gli uomini, come Benvenuto, unici nella loro professione, non hanno ad essere obbligati alle leggi». Cerca la sua ventura di corte in corte, armato di spada e di schioppetto, e si fa ragione con le sue armi e con la lingua, non meno mortale, che «fora e taglia». Se incontra il suo