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xvi - pietro aretino 125


forma de’ dotti; dove l’Aretino si teneva superiore a tutti gli altri, e dava facilmente del «pedante» a quelli che lambiccavano le parole. Ci è in lui una coscienza critica cosi diritta e decisa, che in quel tempo ci dee parere straordinaria. La stessa libertá e altezza di giudizio portò nelle arti, di cui aveva il sentimento. A Michelangiolo scrive: «Sospirai il suo merito sf grande ed il mio potere sí picciolo». Il suo favorito è il suo amico e compare Tiziano, il cui realismo cosí pieno e quasi sensuale si affá alla sua natura. Preso di febbre, si appoggia alla finestra, e guarda le gondole e il Canal grande di Venezia, e rimane pensoso e contemplativo, lui, Pietro Aretino! La vista della bella natura lo purifica, Io trasforma. E scrive al Tiziano:


... Quasi uomo, che, fatto noioso a se stesso, non sa che farsi de la mente, non che dei pensieri, rivolgo gli occhi al cielo, il quale, da che Iddio lo creò, non fu mai abbellito da cosi vaga pittura di ombre e di lumi, onde l’aria era tale, quale vorrebbono esprimerla coloro che hanno invidia a voi per non poter esser voi... I casamenti,... benché sien pietre vere, parevano di materia artificiata. E dipoi scorgete l’aria, ch’io compresi in alcun luogo pura e viva, in altra parte torbida e smorta. Considerate anco la maraviglia ch’io ebbi dei nuvoloni,... i quali, in la principal veduta, mezzi si stavano vicini ai tetti degli edifici e mezzi nella penultima, peroché la diritta era tutta d’uno sfumato pendente in bigio nero. Mi stupii certo del color vario di cui essi si dimostravano: i piú vicini ardevano con le fiamme del foco solare, e i piú lontani rosseggiavano d’uno ardore di minio non cosi bene acceso. Oh, con che belle tratteggiature i pennelli naturali spingevano l’aria in lá, discostandola dai palazzi con il modo che la discosta il Vecellio nel far dei paesi! Appariva in certi lati un verde azurro, e in alcuni altri un azurro verde veramente composto da le bizzarrie de la natura, maestra dei maestri. Ella con i chiari e con gli scuri sfondava e rilevava in maniera,... che io, che so come il vostro pennello è spirito dei suoi spiriti, e tre e quattro volte esclamai: — O Tiziano, dove sète mò? — Per mia fé che, se voi aveste ritratto ciò ch’io vi conto, indurreste gli uomini nello stupore che confuse me.