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una catastrofe o una rivoluzione, che da un di all’altro ti presenta il mondo mutato. Qui trovi il medio evo non solo negato, ma canzonato.

Ser Cepperello è un Tartufo anticipato di parecchi secoli, con questa differenza: che il Molière te ne fa venire disgusto e ribrezzo, con l’ intenzione di concitare gli uditori contro la sua ipocrisia; dove il Boccaccio ci si spassa, con l’ intenzione meno d’ irritarti contro T ipocrita che di farti ridere a spese del suo buon confessore e de’ creduli frati e della credula plebe. Perciò l’arma del Molière è l’ironia sarcastica; l’arma del Boccaccio è l’allegra caricatura. Per giungere a queste forme e a queste intenzioni bisogna andare fino al Voltaire. Giovanni Boccaccio sotto un certo aspetto fu il Voltaire del secolo decimoquarto.

Molti se la pigliano col Boccaccio e dicono ch’egli guastò e corruppe lo spirito italiano. Egli medesimo in vecchiezza fu preso dal rimorso e fini chierico, condannando il suo libro. Ma quel libro non era possibile se nello spirito italiano non fosse giá entrato il guasto, se «guasto» s’ ha a dire. Ove le cose di cui ride il Boccaccio fossero state venerabili, poniamo pure ch’egli avesse potuto riderne, i contemporanei ne avrebbero sentita indignazione. Ma fu il contrario. Il libro parve rispondere a qualche cosa che volea da lungo tempo uscir fuori dalle anime, parve dire a voce alta ciò che tutti dicevano nel loro segreto, e fu applauditissimo con tanto successo, che il buon Passavanti se ne spaventò e vi oppose come antidoto lo Specchio di penitenza. Il Boccaccio fu dunque la voce letteraria di un mondo, quale era giá confusamente avvertito nella coscienza. C’era un segreto: egli lo indovinò, e tutti batterono le mani. Questo fatto, in luogo di essere maledetto, merita di essere studiato.

Il carattere del medio evo è la trascendenza, un di lá oltreumano ed oltrenaturale, fuori della natura e dell’uomo, il genere e la specie fuori dell’ individuo, la materia e la forma fuori della loro unitá, l’ intelletto fuori dell’anima, la perfezione e la virtú fuori della vita, la legge fuori della coscienza, lo spirito fuori del corpo, e lo scopo della vita fuori del mondo. La base di questa teologia filosofica è l’esistenza degli universali. Il mondo