Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1912 – BEIC 1806199.djvu/312

306 storia della letteratura italiana

della bellezza, con la sua disinteressata contemplazione artistica. Queste tendenze non trovano soddisfazione in un contenuto eroico e cavalleresco, perché la serietá di una vita eroica e cavalleresca è ita via insieme col medio evo e non è piú nella coscienza, e non può essere altro che imitazione letteraria e artificio rettorico. Piú conveniente a quelle forme è la vita idillica, ne’ cui tranquilli ozi, nella cui semplicitá e chiarezza l’anima, agitata dalle lotte politiche e turbata dalle ombre di un mondo trascendente, si raccoglie come in un porto e si riposa. L’idillio è la prima forma nella quale si manifesta questa nuova generazione, fiacca e stanca, pur colta ed erudita, che chiama «barbara» la generazione passata e celebra i nuovi tempi della coltura e dell’umanitá invocando Venere e Amore.

Specchio di questa societá, nelle sue fluttuazioni, nelle sue imitazioni, nelle sue tendenze, è il Boccaccio. I suoi tentennamenti e le sue dissonanze provengono dalla coesistenza nel suo spirito d’elementi vecchi e nuovi, vivi e morti, mescolati. Un doppio involucro, mistico e mitologico, circonda come d’una nebbia questo mondo della natura.

Fra questi tentennamenti si andò formando il Decamerone. Il Boccaccio lascia qui cavalleria, mitologia, allegoria, e tutto il suo mondo classico, tutte le sue reminiscenze dantesche; e si chiude nella sua societá, e ci vive e ci gode, perché ivi trova se stesso, perché vive anche lui di quella vita comune. Par cosí facile attingere la societá in questa forma diretta e immediata: pur si vede quanto laboriosa gestazione è necessaria perché esca alla luce il mondo del tuo spirito.

Quel mondo esisteva prima del Decamerone. In Italia abbondavano romanzi e novelle e «canzoni latine», canti licenziosi. Le donne, come abbiam visto, leggevano secretamente tra loro questi libri profani, e i novellatori intrattenevano le liete brigate con racconti piacevoli e licenziosi. Il fondo comune de’ romanzi erano le avventure de’ cavalieri della Tavola rotonda e di Carlomagno. Nell’Amorosa visione il Boccaccio cita un gran numero di questi eroi ed eroine: Artú, Lancillotto, Galeotto, Isotta la bionda, Chedino, Palamides, Lionello, Tristano, Orlando,