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ii - i toscani | 21 |
di una decenza amabile, cosi lontana dal plebeo «allo letto ne gimo» di Ciullo:
Donna
Tanto m’hai predicata e si saputo dire, ch’io mi sono accordata: dimmi: che t’è in piacere? |
Amante
Madonna, a me non piace castella né monete: fatemi far la pace, con l’amor che sapete. Questo dimando a vui, e facciovi finita. Donna siete di lui, ed egli è la mia vita. |
Questi dialoghi sono una pretta imitazione della lingua parlata, e sono i piú acconci a mostrare a qual grado di finezza e di grazia era giunto il volgare in Toscana, massime in Firenze. Ecco alcuni brani di un altro dialogo di Ciacco:
Mentr’io mi cavalcava, audivi una donzella; forte si lamentava e diceva: — Oi madre bella, lungo tempo è passato che deggio aver marito, e tu non lo m’hai dato. La vita d’esto mondo nulla cosa mi pare... — Figlia mia benedetta, se l’amor ti confonde de la dolce saetta, ben te ne puoi sofferere... — Per parole mi teni, tuttor cosi dicendo; |