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iii. il mondo di petrarca | 65 |
d’amore per ií lungo disuso sono irrugginiti. L’interesse giunge al sommo, quando il poeta, stracciando il velo dell’allegoria, si pianta fieramente accanto alle nobili dive, e sente orgoglio d’essere proscritto insieme con quelle:
Ed io che ascolto nel parlar divino Consolarsi e dolersi Cosi alti dispersi, L’esilio, che m’è dato, onor mi tegno. |
Qui non ammirate solo il gran poeta: vi sentite pieni di riverenza innanzi ad un gran carattere.
Il soggetto m ha invescato e m’ha fatto obbliare il Petrarca. Non vi recherá ora maraviglia che nel Petrarca ci sieno due uomini, il letterato e il poeta, come in tutt’i suoi predecessori.
L’amore ha ispirato il Petrarca; ma l’uomo non è fatto tutto d’un pezzo, né le impressioni operano esse sempre, esse assolutamente. Insieme coll’amore ci è la scuola poetica, le opinioni letterarie, lo spettro del pubblico, il fattizio ed il convenzionale: elementi di cui trovate i vestigi anche in mezzo alla piú schietta ispirazione. Nelle piú cattive poesie, chi sa bene fiutare, sente spesso l’impressione vigorosa dell’ingegno; e nelle migliori, le involontarie abitudini della scuola. Noi vogliamo ora sceverare da tutti questi estranei elementi la schietta poesia.
Ciascun poeta ha il suo mondo piú o meno vasto, a cui crede, e che opera sulla sua immaginazione. Il mondo del Petrarca fu Laura.
Chi è Laura? Un pubblico estetico risponderebbe sorridendo: — Leggiamo il Petrarca e vedremo — . Ma i popoli estetici sono rare apparizioni; in certe epoche soggiacciono a certi indirizzi particolari, filosofici, storici, politici, morali, economici, ed allora veggono la poesia attraverso a questi indirizzi. Quando non si comprende, o non si gusta piú la realtá poetica, nasce la curiositá della realtá materiale. Cosí di tempo in tempo sono sorte delle quistioni: — Laura fu ma-
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