Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
ii. il petrarchismo | 47 |
Di qual Sol nacque l’alma luce altera Di que’ begli occhi ond’io ho guerra e pace, Che mi cuocono ’l cor in ghiaccio e ’n foco? |
Vuol dire che Laura lo ha innamorato, e dice:
Amor m’ha posto come segno a strale. Come al Sol neve, come cera al foco, E come nebbia al vento; e son giá roco. Donna, mercé chiamando; e voi non cale. Dagli occhi vostri uscio ’l colpo mortale. Contra cui non mi vai tempo, né loco; Da voi sola procede (e parvi un gioco) Il sole e ’l foco e ’1 vento, ond’io son tale, I pensier son saette, e ’l viso un sole, E ’l desir foco; e ’nsieme con quest’arme Mi punge Amor, m’abbaglia e mi distrugge; E l’angelico canto, e le parole, Col dolce spirto, ond’io non posso aitarme, Son l’aura innanzi a cui mia vita fugge. |
Dunque, Amore l’ha posto come segno a strale, come al sol neve, e come cera al foco, e come nebbia al vento. Egli è il segno, la neve, la cera, e la nebbia; i pensieri di Laura sono lo strale, il volto di lei il sole, gli occhi sono il foco, e le parole il vento. Un’altra volta esorta i suoi sospiri a passare il monte, suppone che si sieno smarriti, non sa se sieno arrivati a Laura; ma conchiude che debbono essere giunti perché non li vede ritornare:
Se ’l sasso ond è piú chiusa questa valle, Di che ’l suo proprio nome si deriva, Tenesse volto, per natura schiva, A Roma il viso ed a Babel le spalle; I miei sospiri piú benigno calíe Avrian per gire ove lor spene è viva: Or vanno sparsi, e pur ciascuno arriva La dov’io ’l mando, che sol un non falle. |