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i8 | saggio critico sul petrarca |
nell’idea e quello che è nel fatto; ci è troppo ideale e poco reale; ci è il fine in sé stesso e slegato da’ mezzi di attuarlo, e, come ce n’è insieme la coscienza, vagheggiamo il fine e poco ci curiamo de’ mezzi: ond’è che il nostro ideale non è serio, è velleitá, non è volontá, e lo trovi solo sulla facciata delle scuole, «e non vi abita piú fuorché in iscritto».
Cosa resta a fare? Capovolgere la base dello scibile, e dov’è scritto ideale, metterci reale. Comprendo che presso gli uomini sensati l’ideale è il reale esso medesimo, e che i grandi poeti e i grandi critici non errano, non dividono quello che è uno. Ma una scienza si giudica non dalla teoria, ma dall’indirizzo o dalle tendenze che produce. Elvezio vi dimostrerá inappuntabile la sua teoria, e si dirá calunniato non meno che Epicuro. Egli vi spiegherá sanamente il suo interesse e il suo utile; ma una volta messo a capo della scala l’interesse «bene inteso», l’interesse col comento e con la spiegazione, la societá si piglia il testo e lascia il comento. Simile dell’ideale. Dite pure che natura e spirito, pensiero e materia, essere e. nulla, ideale e reale sono distinzioni logiche, ma che nel fatto l’uno è l’altro, l’uno non si può concepir senza l’altro. Spiegate, distinguete, riunite, fate le vostre riserve: lavoro inutile. L’impulso è dato, e non valgono spiegazioni. Ciò che nella scienza è elemento nuovo o aggiunto, rimane esso il principale, anzi il solo, e tutto l’altro si trascura. Incalzati dal sensismo, ci siamo gittati all’ideale come a nostra tavola di salvezza, e ne abbiamo rivendicata l’esistenza, e lo abbiamo fiutato e scoperto in tutti i viventi, nell’arte e nella natura. Il principale problema, che abbiamo cercato di risolvere è stato di trovare l’idea, il concetto, il di lá, l’ideale in ogni esistente, e tutto giudicare dalla bontá e dal valore del concetto, messo a base della nostra filosofia della storia e della nostra filosofia dell’arte. Qual maraviglia che, posta questa base e dato l’impulso, le spiegazioni, le cautele, i distinguo non son valsi a nulla, e l’ideale è stato messo in trono, esso solo padrone, e padrone assoluto? Il maestro parla savio; ma i discepoli non tengono a mente di tutto il periodo che il verbo principale, le mot d’ordre. Cosi, mal-