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xi. dissoluzione di laura | 2i9 |
O ciechi, il tanto affaticar che giova? Tutti tornate alla gran madre antica, E ’l nome vostro appena si ritrova. |
Se il poeta non è giunto al sublime proprio di questo concetto, è pur grave e solenne; ma questa impressione è infiacchita, perché la terzina è affogata in tante altre simili di contenuto e di forma, sicché il tutto ha aria di declamazione e di predica. Sublime è ancora il concetto del tempo e dell’eternitá, ed il poeta vuole attingere questo sublime, e non ci riesce, perché analizza e sentenzia troppo; sublime analizzato è sublime annichilato. C’è una terzina, che ha ispirato il Tasso:
Passan vostri trionfi e vostre pompe, Passali le signorie, passano i regni; Ogni cosa mortai Tempo interrompe. |
Di questa rapiditá del tempo ci sono magnifiche immagini:
I’ vidi ’l ghiaccio, e li presso la rosa; Quasi in un punto il gran freddo e ’l gran caldo... Stamane era un fanciullo ed or son vecchio. |
Ma il nostro vecchio ha tutta la prolissitá della sua etá, e quando comincia, non la finisce cosí presto: qui t’incontri in una declamazione più lunga dell’altra. Parimente s’è sforzato d’analizzare l’eternitá, e appunto per questo l’ha annichilata:
Non avrá loco fu, sará, né era; Ma è solo, in presente, e ora, e oggi, E sola eternitá raccolta e ’ntera. |
Ti par di sentire un maestro di grammatica che conjuga verbi e infilza avverbii: hai una spiegazione grammaticale, non immagine, non impressione, non emozione; e séguita per una pagina, sempre intorno a questa eterna eternitá.
Queste lunghe processioni di nomi, di fenomeni, di sentenze non sono esse medesime che ima seconda cornice, un immenso