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i0 saggio critico sul petrarca


il segreto della sua trasformazione sotto il possente alito del creatore.

Da queste mezze critiche sono usciti mezzi giudizii, vale a dire falsi giudizii.

Dalla critica formale è uscito un falso Canzoniere, dove sono additate come belle le poesie piú luccicanti di tropi, di antitesi e di concetti, le piú lontane dal semplice, dal naturale e dal vero; e ne è uscito non il Petrarca, ma il petrarchismo, la corruzione del Petrarca.

Dalla critica psicologica è uscito un Petrarca romanzesco, un sant’Agostino e un Abelardo mescolati, col suo misticismo, con le sue veglie, con le sue lotte interne, con le sue solitudini. Il sentimentalismo moderno è penetrato nel Canzoniere con non so quale odore di misticismo e di monachismo: Jacopo Ortis, che si tira dietro Adelaide e Comingio. Il romanzo spinto all’ultima punta ti dá il Petrarca di Lamartine, dove Petrarca è Davide, e Laura è santa Teresa.

Dalla critica storica è uscita una Laura simbolica e romantica ed il casto Petrarca, un ideale cristiano platonico della donna e dell’amore, una poesia tutta moderna, dove con velo candidissimo è coperta la nuditá di Grecia e di Roma.

Tutti mezzi giudizii, tutti falsi giudizii.

Volendo anche ammetterli veri, non si comprende come sieno sufficienti a spiegare l’eccellenza del Canzoniere. Un uomo può usar concetti e modi eleganti di dire; può amare come Abelardo, e può della donna sua farsi il piú alto spirituale concetto: non perciò scriverá il Canzoniere. Abbiamo piuttosto in quei giudizii caratteri comuni a tutto un ciclo poetico, a tutto un secolo. Ma il comune non ci dará mai ragione del valore intrinseco dí un lavoro, posto non in ciò che esso ha di comune col secolo, con la scuola, co’ predecessori, ma in ciò che ha di proprio e incomunicabile.

Di questi mezzi giudizii sono visibili le tracce nell’ultimo lavoro del Mézières. Si trova innanzi un Petrarca screditato per l’uso appunto di quei concetti e di quelle forme che piacevano tanto al Bembo e al Muratori, e che venivano condan-