Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/151


vii. situazioni petrarchesche i45


affogato e rimpicciolito da idee affini: è essa sempre e sola tutta la poesia. C’è l’Italia antica e del Medio evo, c’è l’italiano e il barbaro, c’è tutti i sentimenti che a quel tempo potevano sgorgar da quella parola, espressi col foco della giovinezza.

Chi non lo sa? I principii generali, quando si ha una certa etá, non ti si presentano se non accompagnati da molte restrizioni, da ciò che si chiama il limite del reale; il che non annulla la poesia, ma la trasforma. Presso i giovani, al contrario, quello che è nella intelligenza, è ancora nella vita; immaginazione e realtá si confondono. Se c’era caso che il Petrarca dovea usar molte cautele, era qui, indirizzandosi a principi potenti, inveleniti e guerreggiantisi, lui giovane e ancora senza nome. La prima cosa che t’alletta in questa poesia, è il personaggio che assume il poeta. Non è giá un poeta che canta l’Italia, ma è un oratore, che vuol persuadere i principi a voler mandar via i barbari assoldati e a stringersi in pace e in federazione per tener lontani gli stranieri. In questo officio mostra una certa ingenuitá, qualcosa di giovanile, che ti piace. Parla ardito, franco da ogni umano rispetto, si fa consiglierò di principi e di popolo, prende il tono di predicatore, quasi voce di Dio; lo diresti un marchese di Posa, tolto dalla situazione assurda in cui lo ha messo Schiller e divenuto un personaggio lirico.

Ma questo non è che l’occasione; nessuno ci pensa piú. Che importa chi sieno questi principi, e quei barbari, e di che si tratta, e con quale scopo? L’oratore è qui ucciso dal poeta. Il vero interesse della canzone è nel contenuto che vien fuori in questa occasione.

Nelle canzoni posteriori sull’Italia, si sente sempre un po’ di declamazione; si sente che l’antica Italia esiste solo nella memoria e nell’immaginazione; che anche nella coscienza del poeta la realtá è molto diversa. Ma in quel tempo l’Italia era ancora la regina delle nazioni; l’italiano sentiva l’orgoglio d’una razza superiore; ed in quel primo svegliarsi della civiltá, in quel primo rivelarsi del mondo latino, aveva il sentimento vivo, po-


F. de Sanctis, Saggio sul Petrarca.

i0