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vii. situazioni petrarchesche i2i


facilmente, non osano guardare in faccia le cose e vi sostituiscono le illusioni d’una immaginazione esaltata dalla paura, cedono innanzi alle ombre create da loro stessi, e disperano, s’inteneriscono, si lamentano, cadono in malinconia. Il Petrarca appartiene a quest’ordine di poeti, amabili, delicati, affettuosi. Ma ebbe la fortuna spesso favorevole, stimato ed inchinato dall’universale, consultato come oracolo. Potè dunque in certi istanti salire sino all’orgoglio ed all’entusiasmo e mostrare una forza che gli veniva dal di fuori. Ed appunto perché gli veniva dal di fuori, sentite in questa forza alcun che di fattizio, una energia di pura immaginazione. Ne recherò ad esempio un sonetto, che merita d’esser pregiato piú che non si fa comunemente.

Il poeta, volgendo le spalle a Laura, s’imbarca sul Po, col pensiero sempre a lei. È un momento patetico, da cui lo scioglie la volubile immaginazione. Con l’attitudine che conosciamo in lui al riflettere e al generalizzare, oltrepassa l’emozione, e, ripiegandosi sul suo stato, lo generalizza a questo modo: — Il mio corpo va innanzi, e l’anima torna indietro — . Antitesi badiale, quando non sia radicata nell’emozione. Ma il poeta va piú innanzi, e chiedendosi ragione di quest’antitesi, si leva al concetto della superioritá dello spirito sulla natura. Il Po ha forza sul suo corpo, non sulla sua anima; il corpo è tratto innanzi, l’anima va dove vuole. È uno de’ rari casi, ne’ quali il Petrarca spiega una forza giovanile. Si pone di rincontro al Po come suo rivale, e sente orgoglio d’essere uomo, di poter dire al Po: — Tu sei potente, ma la mia anima è piú potente di te:

                                         Po, ben può’ tu portartene la scorza
Di me con tue possenti e rapid’onde,
Ma lo spirto ch’iv’entro si nasconde
Non cura né di tua né d’altrui forza.
     Lo qual, senz’alternar poggia con orza.
Dritto per l’auree al suo desir seconde.
Battendo l’ali verso l’aurea fronde,
L’acqua e ’l vento e la vela e i remi sforza.