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4 saggio critico sul petrarca


detto almeno il suo motto sul Petrarca; non c’è quasi libro di erudizione o di lettere o di filosofia dove in qualche pagina non lo trovi ricordato in tratti piú o meno felici. E ciascuno scrive con la pretensione di dir cose nuove, e, come oggi si dice volgarmente, di portar la pietra all’edifizio.

Chi dunque ci sforza di scrivere il millesimo ed uno volume sul Petrarca? Non altro se non la convinzione che di quesito scrittore non è stata ancor detta l’ultima parola, né scritto un lavoro terminativo; che parecchie quistioni rimangono ancora avviluppate o insolute; e perciò, il y a quelque chose à faire.

Ma cosa resta a fare? Qui ci sembra che il Mézières abbia preso un errore. Egli è partito da questa falsa base, che il Petrarca del Canzoniere è il Petrarca del volgo; che il vero Petrarca è molto di piú, un erudito, un latinista, un patriota, un ristoratore degli studii, un grande ingegno ed un grande carattere; e ciò che resta a fare è ricostruire il Petrarca, reintegrare questa grande figura mutilata dal volgo.

Si comprende adunque la grande importanza che egli ha dovuto dare alle Lettere raccolte dal Fracassetti e a’ materiali ritrovati nella Biblioteca imperiale e nella Biblioteca del Louvre. Volendo darci il Petrarca intero e non il mutilato dal volgo, ogni piccolo fatto, ogni documento acquista un valore speciale.

Ma in questo caso è il volgo che ha ragione, ed è il Mézières che ha torto. Il volgo potrebbe dirgli: — A che rifarmi per la centesima volta una vita del Petrarca? o cosa potete aggiungervi che non sia giá noto nella sua sostanza anche a’ meno letterati? Dopo De Sade e Baldelli si può fare una vita piú elegante del Petrarca, ma non piú interessante.

In effetti, si può dire che il volgo, e intendiamo per volgo l’universalitá de’ lettori alla buona e senza pretensione, conosce perfettamente il Petrarca intero, che vorrebbe regalargli il Mézières. Sa perfettamente che il Petrarca fu un gran personaggio, di molt’autoritá, di molte aderenze, vivuto ora in solitudine, ora accanto a’ príncipi, incoronato a Roma, autore di molte opere latine, e fra queste soprattutto di un gran poema, amico del