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un dramma claustrale | 53 |
Però che il mal ci si fa si in aperto Senza riguardo, che chi vuol ben fare Dappoco è detto, stolto e gabbadeo, E savio quel ch’è piú malvagio e reo. E dovreste esser oggi piú contenti Che non foste giammai, veggendo ch’io Vada a servire a Dio e buon diventi. Mettendo il mondo e suo’ inganni in obblio; Però finiscan li vostri lamenti, Sendo concordi a quel che piace a Dio. Prendete del mio ben consolazione, E date a me vostra benedizione. |
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Il Compare |
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Dio v’ajuti: o tu piangi, compar mio! To’ togli, anche piange la comare. Se v’è incontro qualche caso rio. Fate che il senta e vuoisi rimediare. |
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Il Padre |
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Il tuo figlioccio per servire a Dio Dice ci vuole in tutto abbandonare. |
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Il Compare |
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Qualche ipocrito tristo l’ha sviato, Che sempre a fin di ben fanno peccato. Son oggi mercatanti diventati, E sott’ombra di loro religione Vogliono esser tenuti e riguardati. Stimando tutti gli altri in dannazione: Sempre alle corti si trovano in piati Per conducer guadagno alla magione; Stanno in silenzio e mangian per digiuno Tanto che giorni tre ne starebbe uno. E chi non ha gran ventre o buona bocca, Inferma, o n’esce, o di morire aspetta; |