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nota 375


in quelle sé stessa, alterando la loro natura, vuole formare una societá intellettuale o scientifica, o come si diceva un tempo, il regno della filosofia. E perché la religione resiste, conchiude: — La religione è morta — ; e perché l’arte resiste, conchiude: — L’arte è morta — ; e perché lo stato resiste, conchiude: — Lo stato è anarchia, lo stato è morto — ; o piuttosto, perché niente muore, e tutto si trasforma, ella si appropria tutto, trasforma tutto, si proclama la forma universale.

Un gran progresso ha fatto la scienza quando è giunta a limitare sé stessa, a riconoscere sé non come un principio, ma come un sistema, dove ella è non il tutto, ma una parte, non la vita, ma una delle forze della vita; ultima forma dello spirito, non è maraviglia, che cerchi sé stessa in tutte le altre, e dove non vi si trovi, vi si cacci per forza1. Anche questa illusione è passata. Una religione scientifica, un’arte scientifica, uno stato scientifico sono iti via insieme con la Dea Ragione. Non è piú il pensiero di questo o di quello, non è piú questo o quel principio, questo o quello ideale; è produzione attiva, continua di quel cervello collettivo che dicesi popolo, produzione impregnata di tutti gli elementi e le forze agl’interessi della vita, e lá, in quel cervello, ella cerca le sue forze, la sua legittimitá, la sua base di operazione. Piú ella si addentra nella vita, piú dissimula sé stessa, piú imita la storia nei suoi procedimenti, piú s’immedesima con quelle forze e con quegl’ interessi, piú espansiva e piú efficace è la sua azione. Ove le forze morali sono ancora intere, ivi la scienza restaura il limite trasformandolo, produce nuovi organismi sociali; ove il sentimento del limite è raffreddato, e le forze organiche indebolite, ivi la sua forza è distruttiva e negativa, e il suo frutto è una libertá poltrona e inorganica, che abbandona a sé stessa le forze cozzanti, che si lascia fuggire di mano il freno, e che rivela 1* indifferenza entrata negli animi, e quel difetto d’iniziativa e di coraggio morale, che noi sogliamo mascherare sotto la forinola del lasciar fare e del lasciar passare: sicché in questi popoli frutto della scienza è una libertá che ripudia la scienza come potere legittimo e direttivo, e abbandona l’istruzione e l’educazione nazionale al flutto delle opinioni e a’rottami del passato. Gridano: — Scienza, scienza, lasciate fare la scienza, la scienza fa miracoli — , ma i miracoli

  1. Perché una forma non intende l’altra. Il sentimento non comprende l’immaginazione, e l’immaginazione non comprende l’intelligenza. Ciascuna forma pone se stessa nelle altre e non ci vede che se stessa, e si ride di ciò che non è lei. Il sentimento guarda con occhio di compassione l’uomo d’immaginazione, che ha bisogno de’ suoi idoli, e de’ suoi riti per giungere sino ad esso, e l’intelletto si beffa dell’immaginazione, e non comprende il sentimento nella sua ignoranza semplice e commovente: Faust non comprende Margherita. La scienza è stata a sua volta il prisma, attraverso al quale abbiamo guardata la vita. Volendo assimilarsela, ne ha indebolite tutte le molle. Venuto è il disinganno, anche questa illusione è passata. La scienza oggi...