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366 saggi critici


funebri storici, Tucidide e Tacito, dallo sguardo profondo e malinconico; Roma antica rovina sotto il peso della sua grandezza, ed eccoti Livio aprire la storia o il panegirico di quella grandezza che fu con un preludio che chiameresti quasi un elogio funebre. La vita reale ti fugge e l’intelletto fabbrica Ideali e l’immaginazione costruisce utopie. La scienza è l’uomo che passata la sua virilitá, meno opera e piú pensa e fantastica. Diresti che la vita contemplativa comincia a vivere, quando la vita attiva comincia a morire. La scienza cresce a spese della vita. Piú dai al pensiero, e piú togli all’azione. L’ Italia del medio evo pensava poco, perché operava molto. E quella che chiamò sua etá dell’oro, fiorente di studi, di arti e di scienze, fu la splendida etá del suo tramonto, fu il sonno di Michelangelo, e fu la tristezza di Machiavelli.

La Scienza è dunque onnipotente? Può ella, l’ultimo frutto della vita, ricostituire l’albero della vita, quando logore e secche sono le sue radici? Io conosco e posso dire con veritá: — Dunque io posso? — Anzi non sarebbe vero, che la scienza è l’ultima produzione della potenza vitale, è l’ultimo «io posso» della vita, è la vita ritirata nel cervello, dove ricomincia la sua storia, una nuova storia, piena di maraviglie, che è la sua coscienza, e non la sua potenza, mancate a lei tutte le sue forze produttive, «vivendi causae», mancata al sentimento religioso la fede, alla morale la sinceritá, all’arte 1’ ispirazione, all’azione l’iniziativa, la spontaneitá, la freschezza della gioventú?

La scienza .potè illustrare, ma non potè rigenerare la vita greca e la vita italiana. Non potè, e credette di poterlo, e questa fede è la sua forza. La veritá ch’ella cercava, le sarebbe parsa cosa spregevole, se non avesse avuto fiducia di trasportarla nella vita, si che il mondo fosse una idea e la storia fosse una logica. La filosofia sembra a Platone cosa di nessun pregio, quando non miri alla perfezione etica, alla educazione della gioventú e alla prosperitá dello Stato; e perché l’arte gli pare corruttrice, sacrifica l’arte. Anche Aristotile pone fine supremo della scienza, l’Etica, e salva l’arte perché vi trova un fine etico, vi trova la purgazione delle passioni. Socrate confida di potere ammaestrando la gioventú abbattere i sofisti e restaurare la vita patria. Ma la sua scienza non era la vita, e la vita fu Alcibiade, il suo discepolo, che affrettò la patria dissoluzione. Platone va in Siracusa, confidando di potere con la scienza rigenerare quel popolo; e la sua scienza non potè ritardare di un minuto il suo destino. Piú la vita si fa molle, e piú la scienza si fa rigida; nel loro cammino si discostano sempre piú, senza alcuna reciprocanza d’azione; dirimpetto agli stoici sta la vasta corruzione dell’ impero. Un giorno la Scienza sali nella Reggia, si pose accanto a Luciano [sic, per Giuliano], ebbe in sua mano tutte le forze, e non potè né arrestare la dissoluzione della vita pagana, né rallentare la formazione della vita cristiana. Cessata la barbarie, rinasce la fiducia nella Scienza, e se ne attendono miracoli. La vita è Beatrice, Fede che è Scienza, e Scienza