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nota 33i


le oscillazioni tra diritto e dritto, tipiche negli scrittori meridionali, che dicono sempre piuttosto dritto che diritto, e fra obblio e oblio, benché certi editori abbiano creduto di correggere ammodernando e uniformando la grafia. Cosi anche per le citazioni si è seguito il testo approvato dal D. S., anche dove questo era manifestamente inesatto o addirittura errato, perché è evidente che il D. S. sviluppava la sua critica sulla citazione che aveva in mente e che riporta nella stampa; senza dire che può avere un interesse sapere come l’autore ricordasse o riformasse i testi a mente. La citazione esatta è stata ripristinata nella edizione commentata, che seguirá a questa edizione critica, per ogni singolo saggio.

Le note del D. S. sono segnate sempre con un asterisco, e quando nella stessa pagina sono diverse, allora gli asterischi successivi al primo sono appoggiati ad un numero progressivo (2, 3, 4 ecc.). Persuasi che il lavoro di ogni nuovo editore rivede le edizioni precedenti, non per negare importanza a! lavoro altrui, elenchiamo gli spropositi piú grossi che abbiamo schiumato dall’edizione Cortese (apparsa a Napoli, Morano ed., dal ’30 al ’ 33 ), che è la piú degna, e dove ha fatto ottima prova l’erudizione del curatore, ma non ugualmente l’acume filologico e il suo gusto e la sua esperienza letteraria. Questo non per ragioni di antagonismo editoriale, ma perché tali spropositi non si perpetuino in eventuali nuove edizioni. Però non ci siamo lasciati distrarre dalla compilazione di indici ideologici che sono fatti apposta per non far leggere i volumi; chi ama il De Sanctis, deve leggere il De Sanctis. Commentando alcuni anni fa i Promessi Sposi del Manzoni, un vecchio e affezionato manzonista mi propose di mettere in appendice un indice dei luoghi e degli episodi piú significativi e dei personaggi; poteva forse anche andare un tale riepilogo in una edizione scolastica, ma l’edizione che qui presentiamo di De Sanctis innanzi tutto vuol essere una reintegrazione del testo da lui pensato e scritto. Il De Sanctis era attentissimo ai particolari della sua scrittura; egli rimase sempre l’antico scolaro di Basilio Puoti, e però ebbe un senso vivo della lingua e provò i tormenti e i crucci per gli errori di stampa ed altre inesattezze. Tutto quello che si fa al di fuori del testo, deve giovare sempre all’esattezza del testo e non alla pigrizia dei lettori: i lettori pigri non son degni di leggere De Sanctis e nessun altro classico. Mi è caro poi ricordare Michele Barbi, col quale ebbi dimestichezza quotidiana per vent’anni; i suoi discorsi vertevano sempre sulla