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l’ugolino di dante | 25 |
andare diventano vizii ed abitudini, insino a che l’anima logorata istupidisce e rimbambisce. L’umanitá nel suo corso ideale va da inferno a paradiso, da carne a spirito; l’inferno è il mondo della carne e il suo progresso è il regresso, cioè a dire un continuo offuscarsi dello spirito, insino a che in ultimo si estingue del tutto. Il pozzo dei traditori segna quest’ultimo stadio, ed è propriamente la morte dello spirito, il puro terrestre, mancato a poco a poco ogni vestigio di vita interiore.
Gli antichi rappresentarono questo momento storico nella lotta de’ giganti, «i figli della terra», contro Giove, «la mente», natura celeste inferiore a loro di forza e di grandezza fisica, che li vince col fulmine, il prodotto della sua intelligenza...
cui Giove Minaccia ancor dal cielo, quando tuona. |
Con questo mito concorda la storia biblica degli angioli che si ribellarono contro di Dio. E qui, nel primo ingresso del pozzo, troviamo i giganti, e verso la fine Lucifero; mitologia e Bibbia si mescolano, espressioni di una sola idea. I giganti sono incatenati; Lucifero è immane carname vuoto d’intelligenza; non è in loro altra vita che materiale, né altra poesia che quella della materia, il gigantesco, il quantitativo, carne ammassata a carne, la carne come carne. I giganti dall’umbilico in su sono trenta gran palmi; la faccia d’uno è lunga e grossa come la pina di S. Pietro a Roma; Anteo è paragonato alla Carisenda; Lucifero è un gigantesco triplicato, con tre teste e sei braccia, grandi elle sole come un gigante; è la poesia della materia. O, per dir meglio, qui non ci è propriamente poesia, neppur quella che viene dal sublime quantitativo; poiché quella grande e subita impressione che è generata dalle proporzioni gigantesche, è qui infiacchita e quasi naufragata ne’ particolari simbolici, entro i quali si disperde l’attenzione. Domina l’allegoria; il lettore, non distratto da alcuna impressione estetica, è tutto dietro a cercare il senso di ciascun particolare; sicché i giganti e Lucifero sono piuttosto segni d’idee, che proprie