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studio sopra emilio zola 249


sente, e il presente dal passato, o, in altri termini, che la storia del mondo non è un gioco casuale, ma è una serie di cause e di effetti, la cui base, e qui è l’interessante, è fisiologica, e perciò ereditaria. I diversi racconti, come s’è visto, non sono che movimenti ed evoluzioni di un solo principio ereditario, la storia di una famiglia ne’ due suoi rami, legittimo e bastardo, fondata sulla successione ereditaria, de’ temperamenti, degli istinti, de’ vizii e della virtú.

Di questo principio un certo sentore istintivo non è mancato mai nella umanitá, guidata dalla esperienza. E ne fanno prova parecchie sentenze e proverbii, come: «tal padre, tal figlio», e «se vuoi conoscere la figlia, guarda la madre». Ma questo era un piú o meno, un approssimativo, un proverbio sperduto tra mille. A nessuno mai era venuto in mente di fondare su questo principio la storia del mondo. E ciò ha fatto Zola, introducendo un nuovo fattore nella filosofia della storia, il principio fisiologico o ereditario, modificato e sviluppato dall’ambiente sociale.

Come il romanzo psicologico ebbe a suoi antenati Cartesio, Malebranche, Pascal, una fina analisi de’ caratteri, degl’istinti e de’ sentimenti abbozzata da filosofi prima che l’arte vi avesse posto mano; cosí Zola ha avuto a suo predecessore Darwin e la sua scuola, o, com’egli dice con fede intera, la scienza. Ciò che la scienza inizia, l’arte compie.

Zola ha detto: — Quello che l’uomo è, in gran parte giá è stato ne’ genitori — . Ora, questo principio, dimostrato oggi con esattezza scientifica, e giá ammesso prima sotto nome di «predisposizioni ereditarie», diviene il filo conduttore, e, se posso dir cosí, la mente o l’idea di tutt’i suoi racconti.

É l’idea sua, ma non è l’idea del lettore. Il quale non è possibile che la segua attraverso a tutto quel labirinto di legittimi e bastardi, di maschi e femmine, di suoceri e nuore e cognati e zíi e nipoti e nonne, e per non avere il capogiro si chiude in ciascun romanzo, e abbandona a lui la sua idea e il suo filo conduttore. Capisco che nessun romanzo si può né intendere né gustare tutto senza quelli che precedono e che seguono; ma