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studio sopra emilio zola 24i


un’azione determinata dallo sviluppo de’ caratteri o de’ fenomeni psichici. Questo è il vero titolo d’onore della moderna letteratura dirimpetto all’antica, di aver sostituito agl’intrecci curiosi e attraenti de’ Gil Blas, delle Pamele e delle Clarisse una storia fina e conscia dell’anima, dove è principe il Balzac, non solo per arte di stile, ma per finezza di osservazione.

Ma il romanzo psicologico non poteva parere sufficiente ne’ tempi nostri, quando i fenomeni psichici non sono piú un primo filosofico, anzi sono un effetto di cause piú alte e piú lontane. La storia psicologica è divenuta una storia naturale, dove resta assorbita l’anima stessa. Come questa trasformazione sia avvenuta anche nell’arte, e per quali gradazioni, e con quali strani miscugli di panteismo e di materialismo, riflettendo in sé in modo grezzo e talora contraddittorio tutto il movimento intellettuale di questo secolo, sarebbe un lavoro critico interessantissimo e sperabile, se i nostri letterati, sperduti nella critica spicciola e giornaliera, e spesso frivola, si volgessero a queste altezze. Incalzato dall’argomento, io esamino in che modo questo movimento si riflette in Emilio Zola.

È naturale che, educato in mezzo a questo nuovo ambiente del pensiero moderno, il nostro giovine dee guardare il romanzo alla Balzac come una forma giá esaurita, e dee volgere in mente un «nescio quid» corrispondente a’ nuovi studii. Nella sua audacia giovanile tutte le regole dell’arte generalmente ricevute gli paiono fittizie e arbitrarie, e dice in sé stesso: — La regola sono io — .

Fu un ribelle cosí appassionato, come nel collegio era stato un appassionato apostolo. Adorava in Provenza quello che bruciò a Parigi. Lá al suo banco di scuola, con gli occhi nel classico professore, scrivendo, ficcando tutto nella memoria come Vangelo, era tenuto primo tra’ primi, colmo delle spoglie opime dette premi scolastici, conquistate nello studio de’ classici. Il dabben professore sognava in lui qualche redivivo Virgilio. Sognava anche lui, cuore tenero, immaginazione ardente, sognava amori, felicitá, ignoti ideali, sotto a quel bel cielo di Provenza caro a’ Trovatori. Ebbe il suo piccolo romanzo comune a’ gio-