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il principio del realismo i99


all’infinito; un gioco, col quale nelle mani di Spinoza l’uomo diviene un modo o un accidente di Dio. Queste serie infinite che oggi hanno tanta parte nella filosofia, appartengono alle relazioni che esprimono cosí la alterna vicenda delle loro opposizioni, ma la catena infinita delle cause e degli effetti non porta che anche nell’essere ci sia una infinita serie dell’uno nell’altro. Questa confusione è la base delle antinomie di Kant. Nella tesi l’oggetto è considerato come esistente, e perciò è finito; nell’antitesi è considerato come rapporto e cade in una serie infinita. Basta conoscere la natura delle relazioni per risolvere queste antinomie. E perché Kant non la conobbe, fu costretto ad abbassare l’esistente a semplice apparenza. Simile confusione è in Hegel, e genera le sue contraddizioni. Nel concetto del limite egli trova una contraddizione, perché il limite costituisce la realtá dell’esistenza, ed è insieme la sua negazione, atteso che nel limite ci è insieme il finire di un oggetto e il cominciare di un altro. £ chiaro che il limite è una determinazione dell’essere e non un rapporto; ora qui una prima volta è preso come esistente, e una seconda volta come un rapporto.

Ma queste forme di relazione, poiché non sono derivate dall’essere, onde vengono? Nessuna risposta può dare il realismo; le trova nel pensiero di tutti gli uomini e in tutte le lingue, come ci trova il principio di contraddizione.

Esse valgono a facilitare il pensiero e a dare delle cose una piú accurata cognizione. Co’ paragoni, co’ confronti, co’ rapporti la scienza entra nel compiuto possesso dell’oggetto. L’essere come sapere è giá spiritualizzato; mediante queste forme, che ti danno le somiglianze e le differenze, le connessioni e le successioni, è spiritualizzato ancora piú. Le scienze debbono ad esse gran parte del loro progresso.

All’attivitá del pensiero appartengono ancora le diverse guise del conoscere. Veggo un uomo per la prima volta, la mia conoscenza viene dall’esperienza; lontano me lo ricordo e me lo rappresento; la conoscenza è di un’altra guisa, è semplice rappresentazione. E se ci aggiungo l’attenzione, la conoscenza è pure di un altro grado, è piú intensa e piú esatta. E ci è