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di qua, belle campagne e bella spiaggia. Il nostro medico corre di qua, corre di lá, e dimentica la visita, e s’intrattiene co’ pastori, con le contadine, co’ pescatori, e raccoglie nella mente gli schizzi e i contorni di quelle poesie immortali che furono dette delle Quattro stagioni. Quel suo mondo poetico era lui la sua vita e il suo sentire, ci era l’uomo prima che ci fosse il poeta. (Benissimo)

E se vogliamo vedere quali forze erano nel poeta, accostiamoci a questo mondo della natura e della pace.

Lascio stare le scorie e le escrescenze, poesie di occasione, venute con quella, passate con quella, soprattutto i panegirici a re, a ministri, a principi.

Le base di questo mondo, come si è visto, è la «Saggizza»; da una parte sdegno e fastidio delie astratte speculazioni, delle ambizioni, delle cupidigie, delle passioni, delle vanitá, che son proprie della vita cittadina, e d’altra parte il desiderio e il godimento della vita campestre, tutto innocenza, tutto natura incorrotta, dove regnano giustizia e pace.

Ci è in questo mondo una parte che direi negativa, e una parte positiva. E non è meno sincero e meno efficace in questa che in quella.

La parte negativa sviluppa in lui l’umorismo. E non è giá l’umorismo inglese o tedesco, quell’apparenza di disordine, a salti e a chiaroscuri, cosí piena di senso. È umorismo italiano, plastico, arguto e allegro. L’oggetto che vuol rappresentare non lo disgusta, anzi lo attira, e lo contempla parte a parte con una curiositá arguta, mettendolo in evidenza, si che esso medesimo senza opera del poeta paia si presenti a te co’ suoi difetti. Di questi ritratti comici cito ad esempio quello di «don Marianu Scassu», l’uomo macchina, «pupu organicu»,

                                    È un capu d’opera
Chi ’un’á l’eguali.
               

Ma nessuno vorrebbe esser chiamato «un capo d’opera» a questo modo. Il ritratto è tanto piú crudele, quanto maggiore è l’allegria benevola dell’autore. La quale benevolenza esclude