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moderni nella loro trascuratezza, che Parini nella sua perfezione. Il suo squisito buon senso, la naturale misura del suo spirito non gli fa mai passare il limite, lo tiene nel reale; pur non ci senti la vera realtá, quel contatto rmmediato con la natura e con gli uomini, perché il suo pensiero vien fuori a traverso di una lunga elaborazione di forme e di reminiscenze, e vi perde la sua naturalezza. Ingegnosa è la sua favola di Amore e di Imene; ma preferisco la freschezza di una scena de’ cicisbei del Goldoni.

La letteratura rinasce con due difetti di origine. Da una parte, come reazione alla vuota forma, vi si dá troppa importanza al contenuto, e, se guadagna di serietá, vi è debole il sentimento puro dell’arte, l’ingenuitá e la spontaneitá della prima ispirazione. Ci si vede una letteratura elaborata nelle alte cime dell’intelligenza, non uscita dal popolo, non scesa in mezzo al popolo. D’altra parte, come reazione al francesismo, si rappicca al passato, e per fastidio del moderno ti riproduce l’antico. Rinasce riflessa e classica.

Ma questa letteratura, se lascia molto a desiderare come arte, ha la gloria di aver posto i fondamenti. Ha rifatto l’uomo, ha restaurata la coscienza, ha riedificato il mondo interiore, crollato tra lo scetticismo degli uni e l’ipocrisia degli altri. Padre di questa letteratura è Giuseppe Parini, il cui elogio si può fare in una parola: in lui l’uomo valeva piú che l’artista.

In Italia il mondo morale è ancora cosí imperfettamente restaurato, che questo elogio parrá meschino. Siamo ancora cinquecentisti; serbiamo la nostra ammirazione per le forze intellettuali, arte, coltura, scienza, a quel modo che prima si ammirava la forza fisica. È sempre un culto della forza piú o meno purificato. Il valore morale dell’uomo ci pare quasi un accidente nella sua storia, e spesso alla modesta bontá e dignitá della vita poniamo innanzi l’audacia e l’ingegno. L’uomo intero ci fugge. Facciamo astrazioni. Scompagniamo dall’uomo l’artista e lo scienziato. E l’uomo ci par nulla, buono o cattivo che sia. Il culto della vuota forza corrisponde al culto della vuota parola. E fu questa idolatria che perdette l’Italia. Anche oggi è questo