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ma di ridurle nella misura del vero. Parini apparisce men grande, e perciò è veramente grande, è un eroe senza saperlo, e confuso modestamente nella folla. Una virtú singolare, che faccia stacco, ti dá noja, come quella di Aristide; ed è insopportabile l’uomo virtuoso, che predichi e gonfi la sua virtú. Il piú piccol segno di orgoglio o di enfasi scema l’effetto, appunto perché lo cerca. La profonda impressione che fa quest’ode nasce dalla perfetta misura ne’ sentimenti e nelle parole. Colui che lo leva di terra, non è uno stacciato demone tentatore, come la Fortuna di Guidi, non è il vigliacco idealizzato, per fare antitesi; anzi è lui pure un uomo virtuoso, compassionevole alla sventura, riverente estimatore dell’ingegno e della virtú, spregiatore di mondane pompe. — Sei cosí grande, egli dice, e non hai ancora «vile cocchio», che ti salvi «a traverso de’ trivii». «Sdegnosa anima!»

                                         Ed ecco il debil fianco
Per anni o per natura
Vai nel suolo pur anco
Fra il danno strascicando e la paura;
     Né il si lodato verso
Vile cocchio ti appresta,
Che te salvi a traverso
De’ trivii dal furor della tempesta.
     Sdegnosa anima! prendi,
Prendi novo consiglio,
Se il giá canuto intendi
Capo sottrarre a piú fatai periglio. —
               


Questo consigliere gratuito non è cinico e non ironico, non ha nulla di straordinariamente cattivo, anzi è della stoffa degli uomini virtuosi, ma stoffa ordinaria, è il virtuoso «fino a un certo punto», di quella virtú relativa e non diffícile a’ compromessi, che è la virtú del maggior numero. Ammira l’anima sdegnosa di Parini, celebra il suo verso, pur lo esorta che per fuggir povertá faccia come gli altri, si rassegni alla temperatura comune. — Dignitá, si, ha l’aria di dire; ma quando puoi con