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giuseppe parini | i25 |
Colli beati e placidi, Che il vago Eupili mio Cingete con dolcissimo Insensibil pendio. Dal bel rapirmi sento Che natura vi dié, Ed esule contento A voi rivolgo il piè. |
La natura gli dá il modello, nel quale vede espresso tutto ciò che gli appar ragionevole nella mente: onde nelle sue poesie le immagini idilliche si alternano con le riflessioni filosofiche. Forma contrasto il fattizio o il convenzionale della societá, come nella Salubritá dell’aria, dove natura e societá stannosi di rincontro:
o fortunate Genti, che in dolci tempre Quest’aura respirate, Rotta e purgata sempre Da venti fuggitivi E da limpidi rivi! Ben larga ancor natura Fu alla cittá superba Di cielo e d’aria pura; Ma chi i bei doni or serba Fra il lusso e l’avarizia E la stolta pigrizia? |
La societá scomunicata in nome della natura e della ragione è il vecchio tema del secolo, reso popolare da Rousseau. Ma dove ne’ piú la natura è un pretesto o un’occasione di declamazioni filosofiche e politiche, qui è sentimento scevro di ogni affettazione di un cuore sano. Non mancano frasi moderne, come nel Bisogno, e abbondano reminiscenze classiche, soprattutto di Orazio, e forme mitologiche Ma è un materiale assorbito e trasformato dalla sua personalitá, che vi lascia la sua impronta. La stessa mitologia vi è ricreata, è un materiale libero ch’egli ricompone a sua guisa, foggiando favole e miti,