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ii6 saggi critici


                                    Cantate solo quando il cor si desta:
Non vi spremete ognor concetti e sali,
Collo strettojo, fuori della testa,
     Studiate i sentimenti naturali,
E fate che uno stil vario li vesta,
E che or s’alzi al bisogno ed ora cali.
                                   Avrò sempre a dispetto
Quell’armonia, che ognor suona a distesa,
Come fan le campane di una chiesa.

     Pajon belli gli stili rattoppati
Di piú pazze figure e tropi strani.
Io dico: meglio parlano i villani,
Che non hanno Aristoteli studiati.
     Chi vuol ben favellar, vada alla scuola
Di semplici villani e villanelle.
Le quali dicon quel che han nella gola.....
Ogni pensier fra loro ha sua parola,
Senza tante metafore e novelle.
               

Queste erano le idee anche del Goldoni, del Passeroni, e fino del bilioso Carlo Gozzi. In nome della natura si faceva guerra a quell’artefatta societá e a quell’artefatta letteratura. Non mancavano dunque le nuove idee, mancava l’uomo nuovo. Ne’ piú audaci riformatori v’era del vecchio Adamo, di quello stampo d’uomo della decadenza italiana, fiacco, slombato, fino negli ottimi, e ne’ cattivi falso e manierato. Mancava l’uomo nuovo, voglio dire l’uomo temperato e rifatto dalle nuove idee, che fossero in quello non solo intelligenza, ma fede e sentimento, coscienza, fossero tutto lui. Gl’italiani non avevano piú un mondo interiore se non tradizionale, non esaminato, non ventilato, contraddetto nella pratica, e parte osservato esternamente per riguardi mondani e giá caduto dalla coscienza. Perciò l’ideale fuori della vita era ampolloso e convenzionale: gli mancava la misura e la veritá che gli viene dal reale. Il secolo decimottavo col suo senso materialista tendeva appunto a ristabilire nello spirito la misura e la veritá dell’ideale, purificandolo da ogni parte innaturale e irrazionale, e contemplan-