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nepoti alle tombe e intuona il carme funebre, mostrando in lontananza la risurrezione di Troja nei versi di Omero, è una concezione tra le piú originali, in quel suo carattere sacro di una pietá contenuta, che ti commove piú. La figliuola di Priamo, alzandosi nella contemplazione dei tempi lontani, acquista la imparzialitá di una voce della storia, quasi anima profetica dell’umanitá; ne nasce un sublime umanizzato. Le rimembranze della scuola, mera esterioritá, qui ritrovano la lor anima, sono ricreate in un mondo interiore, che riceve da quella lontananza di secoli un carattere di solennitá, come innanzi all’eterno. Le illusioni sono cosí vivaci, che le forme talora ti balzano innanzi per sola virtú dell’armonia; come sono i fantasmi di Maratona, appena abbozzati, che ti si compiono nell’orecchio. Centro di questo mondo funerario che si stende pe’ secoli è il Tempio di Santa Croce. Ti sfilano innanzi quei morti illustri, ciascuno con la sua scritta in fronte, quasi il poeta volesse cogliere quelle ombre a volo e fissarle con un tratto di pennello. L’immaginazione educata al culto di quei grandi gli fa trovare forme originali, che li ricrea quasi, ti dá di loro una nuova e piú profonda coscienza. La magnifica apoteosi, a cui serve di fondo il paesaggio di Firenze, non è tanto turbata dal dolore della bassezza presente, che taccia dissonanza o contrasto; il dolore è puro di amarezza, temperato da una certa rassegnazione alle alterne veci della storia, e l’animo rimane alzato, e guarda in lontananza nuove prospettive. Questa elevazione dell’animo in quella pace religiosa tiene in continuo sforzo la fantasia, la quale come popola gli avelli di fantasmi, cosí riempie le parole d’immagini, e li forma un mondo di una grandezza sepolcrale davvero, che esce piú dall’oscuro che dal chiaro, piú dall’ombra che dalla luce. In questo cumulo di ombre ti senti in presenza dell’infinito. Il Tempo che «traveste» le reliquie della terra e del cielo, una Forza che operosa affatica le cose di «moto in moto», il Tempo che con sue fredde ale spazza le rovine e gli avanzi che Natura «a sensi altri destina», queste e simili immagini gotiche ti iendono il vuoto, il silenzio, le tenebre di questo mondo della morte, non toccato ancora