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vivace d’idee originali e in parte vere, che s’insinuano nel pensiero europeo; un guardar da alto e da lontano, che ti presenta le cose sotto nuovi aspetti, allarga l’orizzonte, cancella le differenze artificiali, eleva il criterio, e in una linea chiude il germe di molti capitoli.

Il critico tedesco si pregia di tenersi al di sopra del senso volgare, e, se tu gli parli d’impressione, ti guarda con compassione. Il gran conto che fa Lamartine della impressione e la cura che si prende di volgarizzare la scienza, te lo scopre francese, popolo sensitivo e volgarizzatore per eccellenza. E se mi determinasse con precisione l’impressione che nasce dal tale lavoro d’arte, e cercasse di farne partecipi i lettori, non gli chiederei piú; avrebbe giá fatto un buon libro. Ma la sua impressione è esagerata, vaga e generale.

L’impressione per fare effetto dee esser vera; non bisogna crearsi una impressione di fantasia. L’entusiasmo non è merce comune, e l’ammirazione non è una febbre. Tra il lettore ed il critico ci dee esser una certa comunione o simpatia, perché l’impressione passi dall’uno nell’altro. Se vi mettete a troppa distanza, non vi conciliate fede, il lettore sta in guardia. Certo, le impressioni sono diverse secondo la coltura, il gusto, il sentimento di ciascuno, e secondo anche una certa disposizione d’animo in cui vi trovate. Il poeta può rappresentarmi la tale impressione, e aggiungere, fantasticare, colorire, perché il suo fine è di mostrarmi il tale uomo nella impressione che gli attribuisce, e non di giudicare il tale lavoro dalla impressione che produce. Ora, Lamartine si mostra qui piú poeta che critico, e credo, ciò dicendo, di fargli un elogio. Sembra che quando narra con tanto lusso di colori le sue impressioni, voglia dirci: — Vedete come sentivo io, Lamartine, con che potenza! con quale entusiasmo! — ; e non vedete qual maniera di impressione nasce da questo lavoro. Arrechiamone un esempio. Lamartine legge la Sacountala:

Je lus, je relus, je relirais encore... Je jetai des cris, je fermai les yeux, je m’anéantis d’admiration dans mon silence. J’éprouvai