Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/81


«cours familier de littérature» par lamartine 75

cosa tanto comune che a forza di maneggiarla non te la storca, non te la ingarbugli; ammassa tenebre, dal cui seno guizzano a quando a quando lampi vivissimi; vi è al di dentro un fondo di veritá che partorisce laboriosamente. Parlo della tendenza, non di questo o di quello; mi sento al di sopra delle allusioni. Innanzi ad un lavoro d’arte vorrebbe afferrare e fissare ciò che vi è di piú fuggevole, di piú impalpabile; e, mentre nessuno, quanto lui, ti parla di vita e di mondo vivente, nessuno, quanto lui, si diletta tanto a scomporla, scorporarla, generalizzarla; e cosí, distrutto il particolare, egli può mostrarti, come ultimo risultamento di questo processo, ultimo in apparenza, ma in effetti preconcetto ed «a priori», una forma per tutt’i piedi, una misura per tutti gli abiti. Ne’ primordii di questa scuola, l’ardore della polemica, la novitá delle cose e le impressioni ringiovanite, davano allo stile un non so che di caldo e di appassionato che colora le idee. Ma ora che queste son divenute anche loro un vecchiume, eccole lá, che appena una salta fuori, tu sai giá tutte le altre che debbono venir dietro nella loro pallida astrazione. Niuna comunicazione fra il critico ed il libro; nessun abbandono, nessuno oblio di sé; il critico sta in guardia dal libro come dalla peste, ed, in luogo di studiarlo con amore e rimanere un pezzo tutto e solo ivi, rumina problemi, irrigidendo il volto ed il cuore. Gli si affaccia innanzi Giulietta o Cordelia? ed il nostro critico, freddo e severo, sta lí con l’occhialino a guardarla, e la povera donna sotto a quello sguardo disseccante si trasforma a poco a poco nell’idea della simmetria, dell’armonia e che so altro. È una nuova topica, nella quale i corpi piú differenti si trovano spolpati e divenuti un solo scheletro; una nuova scolastica, nella quale i fatti piú comuni tradotti nello stesso formolario non si riconoscono piú1. Nondimeno, sotto a questa scolastica ci sta sempre Aristotile e Platone: un fondo

  1. Vi è un luogo di Montaigne, stupendo di buon senso e di stile, che qualifica questa maniera: «Mon page jaict l’amour et l’entend; lisez luy Leon Hebreu et Ficin; on parle de luy, de ses pensèes et de ses actions, et il n’y entend rien. Je ne recognois pas chez Aristote la plus part de mes mouvemens ordinaires: un les a couverts et revestus d’une autre robbe pour l’usage de l’eschole. Dieu leur donne bien faire! Si j’estois du mestier, je naturaliserois l’art autant comme ils artialisent la nature. Laissons lá Bembo».