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bene apparecchiata, desidero che due tra voi si leggano e si studiino bene la poesia, e ci dicano il loro avviso. Scelgo a questo uffizio due studiosissimi giovani, un tedesco e l’altro italiano, voi, miei dilettissimi amici, Zuberbühler e Marozzi. Deh! come voi con fraterna comunanza d’idee lavorate insieme, e come qui, nella libera Svizzera, figli di razze diverse e nemiche e serve in casa loro, strettasi la mano e accomunata l’opera, si hanno creata una patria, possano un giorno italiani e tedeschi, fatta la giustizia, abbracciarsi, lavorando per la comune libertá al santo grido:

                              

Siam fratelli! siam stretti ad un patto!

                              

[Nella «Rivista contemporanea», a. IV, i856, vol. VIII, pp. 289-90.]