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a miei giovani 6i
                                         Quante volte sull’Alpi spïasti
L’apparir d’un amico stendardo!
Quante volte intendesti lo sguardo
Ne’ deserti del duplice mar!
Ecco alfin dal tuo seno sboccati,
Stretti intorno a’ tuoi santi colori,
Forti, armati de’ proprii dolori,
I tuoi figli son sorti a pugnar.

     Oggi, o forti, sui volti baleni
II furor delle menti segrete:
Per l’Italia si pugna, vincete!
Il suo fato sui brandi vi sta.
O risorta per voi la vedremo
Al convito de’ popoli assisa,
O piú serva, piú vil, piú derisa
Sotto l’orrida verga stará.

     Oh giornate del nostro riscatto!
Oh dolente per sempre colui
Che da lunge, dal labbro d’altrui,
Come un uomo straniero, le udrá!
Che a’ suoi figli narrandole un giorno
Dovrá dir sospirando: «Io non v’era»;
Che la santa vittrice bandiera
Salutata in quel di non avrá.
                              

Trovate in questa poesia tutte le qualitá che vi ho indicate nel genio del Manzoni. Non è una Marsigliese, neppure una poesia del Berchet, potentissimo de’ nostri poeti patriottici. Ne’ versi di costui sentite una certa profonditá di odio che spaventa, la tristezza dell’esilio, l’impazienza del riscatto, ed un tale impeto e caldo di azione*che talora vi par di sentire l’odore della polvere ed il fragore degli schioppi: qui è il suo genio. La poesia del Manzoni non è solo un inno di guerra agli italiani, ma un richiamo a tutte le nazioni civili; la parola del poeta è indirizzata agli italiani ed ai tedeschi insieme. In tanta concitazione di animi non gli esce una sola parola di odio, di vendetta, di