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a miei giovani | 59 |
L’han giurato: altri forti a quel giuro Rispondean da fraterne contrade, Affilando nell’ombra le spade Che or levate scintillano al sol. Giá le destre hanno stretto le destre; Giá le sacre parole son porte: O compagni sul letto di morte: O fratelli su libero suol. Chi potrá della gemina Dora, Della Bormida al Tanaro sposa, Del Ticino e dell’Orba selvosa Scerner l’onde confuse nel Po; Chi stornargli del rapido Mella E dell’Oglio le miste correnti, Chi ritogliergli i mille torrenti Che la foce dell’Adda versò. Quello ancora una gente risorta Potrá scindere in volghi spregiati, E a ritroso degli anni e dei fati. Risospingerla ai prischi dolor: Una gente che libera tutta, O fia serva tra l’Alpe ed il mare; Una d’arme, di lingua, d’altare, Di memorie, di sangue e di cor. Con quel volto sfidato e dimesso, Con quel guardo atterrato ed incerto Con che stassi un mendico sofferto Per mercede sul suolo stranier, Star doveva in sua terra il Lombardo: L’altrui voglia era legge per lui; II suo fato, un segreto d’altrui; La sua parte, servire e tacer. O stranieri, nel proprio retaggio Torna Italia, e il suo suolo riprende; O stranieri, strappate le tende Da una terra che madre non v’è. |