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52 | saggi critici |
Innanzi alla figlia morta non fantastica egli giá; non dice che la notte è la muraglia della tomba, gli astri le pietre e l’eternitá la fossa. Lá egli vede e sente; qui fantastica e medita; lá svolge l’occhio da tutte le cose per concentrarlo in una sola; qui la fantasia si smarrisce nella universalitá delle cose; il primo «hélas!» è una lagrima, il secondo è un vapore che va a perdersi fra le nubi.
Queste due maniere di poesia rispondono talmente alle due corde della sua anima, che spesso le incontri amicate in una sola poesia; e citerò a esempio l’ultima: À celle qui est restée en France. Quando egli abbraccia il mondo, puoi metterti l’occhialino e discernere le macchie; quando si affissa o si oblia in alcuna cosa, inchinati, o critico, e voi piegate le ginocchia, o popoli: avete innanzi il primo poeta vivente. I poeti della vecchia generazione dormono: quelli della nuova sono ancora la legione della speranza.
[Nella «Rivista contemporanea», a. IV, i856, vol. VII, pp. 225-49.]