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le «contemplazioni» di victor hugo 5i

dal suo labbro! com’egli conosce bene i fanciulli1! È una delle più perfette poesie, ch’io abbia mai studiate, perfette di semplicitá, di candore, di veritá. Dimandatemi qual è l’idea di questa poesia. Non la so, né Victor Hugo la sa. £ la natura colta in uno dei suoi atti; è la veritá fatta carne e sangue: profondatasi ed obliatasi nella forma. Di tal genere sono Lise, Le mâitre d’études, Vieille chanson du jeune temps, Le poëme éploré se lamente, e sopratutto Le revenant per novitá di concetto, per finitezza e delicatezza di forme, per freschezza di vita, destinata a fare il giro del mondo ed a svegliar palpiti, dovunque ci è una famiglia. Non parlo delle poesie intorno alla figlia, nelle quali è tanto affetto in tanta semplicitá: il padre ha li ispirato il poeta. Abbandonarsi alle più care rimembranze, rifarsela viva innanzi, e conchiudere:

                          Toutes ces choses sont passées
Comme l’ombre et comme le vent2!
               
E conchiudere:
                          Et dire qu’elle est morte! hélas! que Dieu m’assiste!
Je n’étais jamais gai quand je la sentais triste;
J’étais morne au milieu du bai le plus joyeux
Si j’avais, en partant, vu quelque ombre en ses yeux.
               

Quanta sobrietá in questo dolore si vero! Ma fate che il poeta abbia a esprimere il suo dolore per la morte delle umane cose, e ritorna a galla la prima maniera:

                          Hélas! tout est sépulcre. On en sort, on y tombe:
La nuit est la muraille immense de la tombe.
          Les astres, dont luit la clarté,
Orion, Syrius, Mars, Jupiter, Mercure,
Sont les cailloux qu’on voit dans ta tranchée obscure,
          O sombre fosse Éternité3!
               
  1. Elle avait pris de pli dans son âge enfantin, 1. IV [V].
  2. Quand nous habitions, tous ensemble, 1. IV, VI.
  3. Hélas! tout est sépulcre, 1. VI [XVIII].